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L’università non è un campo di battaglia: un appello contro il boicottaggio accademico di Israele

Aldo Torchiaro

Tempo di Lettura: 3 min
L’università non è un campo di battaglia: un appello contro il boicottaggio accademico di Israele

Coinvolgere le università nei boicottaggi contro Israele significa tradire la missione stessa dell’istituzione accademica: quella di essere uno spazio aperto al confronto, alla conoscenza, alla cooperazione internazionale. È questo, in sintesi, il contenuto di un accorato appello firmato da un gruppo di autorevoli accademici italiani e rivolto alla Ministra dell’Università e della Ricerca, alla CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane), ai colleghi del mondo accademico e a tutti i cittadini impegnati per la pace in Medio Oriente e la difesa della democrazia

Nel mirino dei firmatari ci sono le mozioni di boicottaggio promosse in alcuni atenei italiani — tra cui l’Università di Torino, lo IUAV di Venezia e la Statale di Milano — contro istituzioni accademiche israeliane e il loro personale docente, ricercatore e studentesco. Una deriva che, denunciano, alimenta un clima di ostilità e discriminazione, colpendo spesso chi difende apertamente la libertà accademica o semplicemente ha origini ebraiche o cittadinanza israeliana.

«Anche quando non consapevolmente antisemite», scrivono gli accademici, «queste iniziative contrastano con la vocazione dell’università e della ricerca, che devono restare spazi di libertà, confronto critico e cooperazione internazionale». A rafforzare l’allarme è il recente rapporto dell’Istituto Cattaneo, che evidenzia il riemergere di forme di antisemitismo latente nel discorso pubblico italiano.
Nel testo, gli accademici indicano con chiarezza le priorità per affrontare questa deriva:

1. Difesa della libertà accademica – I boicottaggi minano la libertà di ricerca, insegnamento e parola, ostacolando il dialogo tra culture e incentivando la polarizzazione ideologica.
2. Chiarezza istituzionale – Si chiede al Ministero e alla CRUI di esprimere una netta contrarietà verso ogni forma di boicottaggio fondato su criteri politici o identitari.
3. Tutela delle persone – Gli atenei devono garantire la protezione di studenti, docenti e ricercatori indipendentemente dalla loro origine o cittadinanza.
4. Condanna dell’antisemitismo – Ogni manifestazione, anche mascherata da militanza politica o attivismo ideologico, deve essere contrastata con fermezza.
5. No alla contrapposizione tra istituzioni – L’università, in quanto parte dell’amministrazione pubblica, non può porsi in conflitto con altri settori dello Stato, come il Ministero degli Esteri o della Difesa.
6. Impegno per la pace – Il cammino verso la pace passa per il rifiuto della demonizzazione e la promozione del dialogo e della collaborazione.

«L’università italiana ha il dovere di tutelare i propri valori fondamentali: apertura, rigore, rispetto e libertà», concludono gli estensori dell’appello. «È tempo di riaffermarli con chiarezza e determinazione».

Firmatari del documento sono Lucia Corso, Mathew Diamond, David Meghnagi, Raffaella Rumiati, Alessandro Silva e Aldo Winkler: nomi autorevoli del panorama accademico nazionale, espressione di diverse discipline ma uniti da una comune preoccupazione per la tenuta democratica del sistema universitario.

L’invocazione è chiara: evitare che l’università si trasformi in un terreno di scontro ideologico e di esclusione, mantenendola fedele alla sua missione originaria — formare menti libere, curiose, capaci di costruire ponti e non di erigere muri.


L’università non è un campo di battaglia: un appello contro il boicottaggio accademico di Israele
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