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Il Corriere e i giornalisti “al servizio della pace” vorrebbero Gaza sotto Hamas?

Setteottobre

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Il Corriere e i giornalisti “al servizio della pace” vorrebbero Gaza sotto Hamas?

Lorenzo Cremonesi, corrispondente da Gerusalemme per il Corriere della Sera, il giornalista che, recensendo sulle pagine culturali del quotidiano milanese il libro di Rula Jebreal, dal titolo Genocidio, ha scritto finalmente che si, Israele sta commettendo un genocidio a Gaza, oggi scrive sulla rivelazione del Wall Street Journal circa la lettera che cinque sceicchi di Hebron hanno scritto all’ex sindaco di Gerusalemme, Nir Barkat, ora ministro dell’Economia israeliano.

Wall Street Journal dà un ampio spazio alla lettera. Come spiega Giancarlo Giojelli, anche lui a lungo corrispondente da Gerusalemme (per la Rai) nell’articolo ospitato sul nostro magazine, Hebron è una città molto importante in Cisgiordania (o in Giudea e Samaria, come la chiamano gli ebrei). Gli sceicchi che hanno firmato la lettera hanno un grande seguito tra i palestinesi. Scrivono a Nir Barkat, che di Gerusalemme è stato sindaco per 10 anni dal 2008 al 2018, perché lo conoscono, Hebron dista meno di 30 km da Gerusalemme e Barkat a suo tempo avviò molti programmi di collaborazione tra israeliani e palestinesi della città.

Gli sceicchi scrivono delle cose importanti per chiunque abbia a cuore la fine del conflitto, la liberazione dei palestinesi dal giogo di Hamas e delle leadership corrotte in Cisgiordania, e la sicurezza degli israeliani. Condannano il 7 ottobre, chiariscono che, a causa del 7 ottobre, la soluzione dei due popoli e due stati è tramontata, forse per sempre, riconoscono Israele, vogliono sconfiggere il terrorismo e vogliono trovare delle forme di collaborazione per poter tornare a lavorare insieme.

Utopia? Probabile. Ma comunque sembra importante che nel mondo islamico finalmente qualcosa si muova. Iniziano le prime voci di dissenso verso Hamas, palestinesi che vogliono liberarsi dalla morsa del regime terrorista, dalla cultura dell’odio e della morte. Paesi arabi “moderati” che prendono iniziative per sconfiggere il regime iraniano, disarmare le organizzazioni terroristiche a quel regime affiliate, riconoscere Israele e avviare una nuova era di collaborazione pacifica.

Cremonesi, invece non apprezza, scrive che questo è “un punto a favore” del Governo Netanyahu e della sua “politica di annessione delle regioni palestinesi”. È la “vecchia politica israeliana del Divide et impera”. Oggi gli israeliani ci riprovano, secondo Cremonesi, sostenendo i clan tribali a Gaza e a Hebron contro Hamas e Abu Mazen a Ramallah. Perché Cremonesi, convinto che a Gaza Israele stia commettendo un genocidio e che occupi illegalmente quei territori dal 1967, vorrebbe i palestinesi tutti uniti sotto le bandiere di Hamas per resistere all’occupazione israeliana.

E si, in effetti li abbiamo ascoltati di recente in un evento presso l’Associazione della Stampa Romana, lavorano così, sono i giornalisti al “servizio della pace”.


Il Corriere e i giornalisti “al servizio della pace” vorrebbero Gaza sotto Hamas?
Il Corriere e i giornalisti “al servizio della pace” vorrebbero Gaza sotto Hamas? Il Corriere e i giornalisti “al servizio della pace” vorrebbero Gaza sotto Hamas?