Ispirato ai think tank americani, nel 2007 è nato l’ECFR – European Council on Foreign Relations, istituzione pan-europea privata che, secondo i dati ufficiali, è finanziata al 23,76% da governi e organi pubblici, tra cui il Ministero degli Esteri italiano e la Commissione Europea.
Fonte ufficiale
L’obiettivo dichiarato è ambizioso: promuovere un «dibattito informato» sul ruolo dell’Europa nel mondo e offrire soluzioni per sostenere il processo di pace in Medio Oriente. Eppure, nei documenti dell’ECFR, Hamas non viene mai definita un’organizzazione terroristica. Il massacro del 7 ottobre 2023 è liquidato come «un attacco combinato» che avrebbe colto Israele impreparata.
Una mappa politica che legittima Hamas
Dal 2018, l’ECFR ha dedicato una sezione speciale del proprio sito al progetto Mapping Palestinian Politics, con l’intento — dichiarato — di alimentare il dibattito europeo sulla questione israelo-palestinese. Nella pratica, però, la sezione riproduce una narrativa vicina alla propaganda di Hamas.
Israele viene rappresentato esclusivamente come potenza occupante, unica responsabile della condizione palestinese.
Fatah, il partito di Abu Mazen che governa la Cisgiordania, è attaccato e delegittimato; lo stesso avviene con le Forze Popolari di Gaza e il loro leader, Yasser Abu Shabab, accusato sì di legami con l’ISIS e con il racket della droga, ma come in contrappunto utile per riabilitare Hamas, che viene descritto come forza politica in evoluzione.
Il “Movimento Islamico di Resistenza Hamas” è definito un partito con radicamento sociale e capacità di governo. Gli autori sottolineano che, prima degli scontri interni del 2007, Hamas gestiva una rete di servizi assistenziali poi «purtroppo distrutti» e che l’isolamento imposto a Gaza avrebbe favorito — non ostacolato — un suo presunto distacco dalle radici islamiste presenti in Cisgiordania.
Nel testo si aggiunge che nel 2017 Hamas si sarebbe riformata, abbandonando l’ideologia dei Fratelli Musulmani per avvicinarsi al riconoscimento di uno Stato palestinese.
Fonte? Il sito ufficiale di Hamas, oggi oscurato ma ancora rintracciabile tramite server russi
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Israele delegittimato, Sinwar riabilitato
Nel corpus dei contenuti, si legge che Israele è responsabile del fallimento degli Accordi di Oslo; che l’IDF aiuterebbe gang criminali a sottrarre aiuti umanitari (senza spiegare quali o come); che gli arabi israeliani sono soggetti a «discriminazione sistemica».
Yahya Sinwar, l’uomo che ha diretto e rivendicato il pogrom del 7 ottobre, è definito un «attivista di Hamas» morto «lottando contro le forze israeliane».
Nulla sulle decapitazioni, sugli stupri, sui bambini bruciati vivi.
Già nel 2014 l’ECFR difendeva Hamas
La tendenza non è nuova. In un articolo del 2014 intitolato Parlare a Hamas, il senior fellow dell’ECFR Nick Witney sosteneva che definire Hamas un’organizzazione terroristica fosse un errore strategico da parte di USA e UE, utile solo a tenerla fuori da qualsiasi negoziato sul futuro della regione.
I nomi italiani che non vedono
Forse è il momento che i membri italiani del consiglio dell’ECFR inizino a interrogarsi su ciò che viene pubblicato sotto il loro patrocinio morale e politico.
Un think tank nato per rafforzare la posizione dell’Europa nel mondo si ritrova oggi a legittimare, con i fondi pubblici, la narrazione di un gruppo jihadista.
La domanda finale è semplice:
se non si ha il coraggio di chiamare terrorismo ciò che è terrorismo, allora cos’è diventato il “dibattito informato” europeo?
L’ECFR e la narrazione pro-Hamas: il doppio standard europeo L’ECFR e la narrazione pro-Hamas: il doppio standard europeo L’ECFR e la narrazione pro-Hamas: il doppio standard europeo