Greta docet? La Pippi Calzelunghe della fanta-ecologia, riapparsa a bordo del Madleen (il battello della Freedom Flotilla Coalition che tentava di raggiungere più Gaza che la costa ma soprattutto una rinnovata notorietà), ostenta ancora quel faccino imbruttito da truci sorrisi a favore di telecamera. Se non è una cattiva maestra, è di certo in buona — si fa per dire — compagnia.
A Stoccolma, nel maggio dell’anno scorso, un ragazzino di quindici anni è salito su un taxi e ha dato un indirizzo: Strandvägen 58. Il tassista fiuta qualcosa di strano: sa che lì ha sede l’ambasciata d’Israele. Strage sfiorata. Cinque mesi dopo, un suo compagnuccio — 13 anni appena — apre il fuoco contro la sede di Elbit Systems a Göteborg. Grazie al cielo, senza fare vittime. Ma essendo sotto l’età di responsabilità penale (15 anni), non verrà mai processato.
Secondo la Säpo, i servizi di sicurezza svedesi, il governo degli ayatollah ha da tempo adottato un sistema infame quanto collaudato: individuare minorenni fragili, affetti da disagio sociale, facilmente manipolabili, e convincerli — tramite bande criminali come la mafiosa Foxtrot — a dare la caccia all’ebreo.
Un tempo nota per la sua pionieristica libertà sessuale e l’alto tasso di suicidi, mito e meta per maschi latini oltre che campo d’osservazione per psicologi e sociologi, la Svezia contemporanea si distingue per una crescente e angosciante escalation di attacchi antisemiti. Solo nei tre mesi successivi al 7 ottobre 2023 sono state denunciate oltre 110 aggressioni e minacce contro ebrei svedesi — contro le 24 dell’intero anno precedente.
Ricercatori indipendenti hanno rilevato un’esplosione di contenuti antisemiti online: +387% su X (ex Twitter), +831% su Instagram. Obiettivi favoriti: sinagoghe, scuole ebraiche, istituzioni israeliane.
Ma oltre ai numeri, c’è l’aria. Irrespirabile. I concittadini ebrei di re Carlo XVI Gustavo — circa 20.000 unità — nascondono simboli religiosi, hanno paura dei vicini e si isolano. Un sondaggio della Comunità ebraica di Stoccolma parla di “profonda solitudine”, persino all’interno degli ambienti progressisti, quelli che — in teoria — dovrebbero essere i più sensibili e reattivi. E invece: silenzio. Indifferenza. Ostilità più o meno esplicita.
Il governo (di centrodestra) o tace o, quando parla, fa rimpiangere il silenzio. Il primo ministro Ulf Kristersson ha convocato l’ambasciatore israeliano per protestare non contro Hamas o Hezbollah, ma contro i presunti ostacoli nei corridoi umanitari di Gaza. Poi ha chiesto all’UE di imporre sanzioni contro Israele.
La ministra degli Esteri, Maria Malmer Stenergard, ha firmato una lettera ufficiale per sollecitare sanzioni personali contro i ministri israeliani Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, accusati di politiche estremiste. Non è tutto: il governo svedese pretende una revisione dell’Accordo di Associazione tra UE e Israele, invocando il rispetto dei diritti umani da parte di Gerusalemme.
Anche l’Accademia ha voluto fare la sua parte. All’Università di Uppsala, oltre 800 docenti hanno firmato la “Dichiarazione di Obiezione di Coscienza”, rifiutando ogni collaborazione con università israeliane coinvolte nell’occupazione. Il consiglio d’amministrazione dell’ateneo ha chiesto al governo di condannare pubblicamente Israele, di ripristinare il finanziamento all’UNRWA (pluriscreditata di connivenze con Hamas), e — ça va sans dire — di sostenere sanzioni economiche. Grazie. Grazie di tutto. Bravi. Bravissimi. Campioni veri.
Ma non era meglio quando si scopava, si beveva e ci si intossicava di barbiturici, stanchi del lungo buio dei cieli nordici? Oggi i cieli di Stoccolma sono ancora più bui.
VIAGGIO NELL’UEA (Unione Europea Antisemita) – I cieli sempre più bui di Stoccolma VIAGGIO NELL’UEA (Unione Europea Antisemita) – I cieli sempre più bui di Stoccolma VIAGGIO NELL’UEA (Unione Europea Antisemita) – I cieli sempre più bui di Stoccolma