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Le radici dell’odio: “storia di un esodo e di un silenzio”

Mino Bahbout

Tempo di Lettura: 7 min
Le radici dell’odio: "storia di un esodo e di un silenzio"

La maggior parte delle persone che intervengono su ciò che avviene in Medio Oriente, non ha avuto nessuna esperienza prolungata su cosa significa vivere e avere a che fare con una parte del Mondo arabo musulmano.

Mia madre era crocerossina e lavorava all’ospedale il Parlo per l’esperienza acquisita da lavorava all’ospedale di Tripoli. Nel 1945 ci fu un terribile pogrom in cui gli arabi uccisero centinaia di ebrei facendo a pezzi le persone e sventrando anche donne incinta. Era appena finita la guerra e mia madre decise di prendere tempo. Tre anni dopo gli arabi fecero un altro terribile pogrom con decine e decine di morti.

Essendo operativa in ospedale ebbe modo di vedere di persona cosa era successo in entrambi i casi. Pertanto decise che non sarebbe rimasta in un paese a maggioranza musulmana, nonostante la presenza di una comunità italiana con la quale gli ebrei avevano un ottimo rapporto, e che sarebbe stata costretta ad abbandonare la Libia parecchi anni dopo.

Mia madre cominciò quindi con il mandare due dei miei fratelli in Italia, mentre mio padre che era nato a Gerusalemme fu costretto a trasferirsi in Tunisia (in cui c’era Bourghiba che era moderato ed era più disponibile a chiudere un occhio). Il problema di fondo è che per i musulmani gli ebrei (ma anche i cristiani) sono esseri inferiori (Dhimmi) e che possono continuare ad esistere solo se riconoscono il fatto di esser inferiori e subordinati ai musulmani. Continuare a vivere a Tripoli era diventato molto pericoloso e non c’era alternativa se non emigrare.

A Tripoli e in tutta la zona avevamo tutti nostri affetti e la nostra storia che risale a circa duemila anni or sono. La comunità si era formata dopo la conquista della Giudea da parte dei Romani prima dopo il 70 dell’E:V: e poi dopo la guerra di Adriano del 133 – 35. In parte gli ebrei furono deportati oppure abbandonarono la terra d’Israele dopo la distruzione fatta dai Romani.

Qualche anno dopo i pogrom, alla fine del 1953 amia madre decise di abbandonare tutto a Tripoli, per andare a studiare in Italia. Facemmo finta che saremmo tornati (a noi ebrei era proibito emigrare) e ci trasferimmo in Italia. Risparmiammo di assistere al terzo pogrom nel 1967, che spinse gli ebrei rimasti ad abbandonare la Libia.

Il 15 maggio 1948 gli ebrei proclamarono il proprio stato e invitarono gli arabi a collaborare all’applicazione della decisione dell’ONU (due popoli due stati). E’ noto che gli arabi non accettarono, ma continuarono con il loro rifiuto. Circa un milione di ebrei dei paesi arabi si trasferì sotto la pressione di possibili pogrom nel nuovo Stato, un numero superiore di quello degli arabi che abbandonarono le terre di Palestina: l’ideale come disse Golda Meir era di fare un accordo tra le parti. Gli arabi di Palestina sotto la pressione dei paesi arabi non accettarono la decisione dell’ONU e mantennero questa posizione anche per tutti gli anni dal 1948 al 1967: nel frattempo l’Egitto aveva inglobato la striscia di Gaza e la Giordania la Cisgiordania (i cui nomi st originali sono Giudea e Samaria) e nessun arabo palestinese trovò nulla da ridire.

Secondo la propaganda araba “gli sarebbero stati gettati nel mare”, permettendo agli arabi di Palestina che avevano abbandonato le loro case di poter tornare. Gli stati arabi aggredirono periodicamente lo Stato d’Israele (anche nel 1973 nella guerra di Kippur senza raggiunger il loro obiettivo). Dopo una lunga guerra nel 1949 gli stati arabi (Egitto, Giordania, Libano, Siria, Algeria e Marocco) e Israele raggiunsero una tregua.

Ciò nonostante quando il 15 maggio del 1948 Ben Gurion dichiarò la nascita dello Stato d’Israele, in tutto il mondo ebraico, anche a Tripoli ci fu una grande festa: la Libia non era ancora uno stato arabo, ma era in pratica sotto il dominio britannico.

Se la situazione si è incancrenita, le responsabilità maggiori sono delle potenze e dell’ONU.

a) L’Inghilterra modificò la decisioni assunte dalla Società delle Nazioni: la Palestina doveva comprendere tutto il territorio dal Giordano a Mare e il territorio “donato” dalla Gran Bretagna agli hashemiti, avrebbe potuto essere dato agli arabi di Palestina: la decisione assunta dalla riunione di Sanremo parla solo di Palestina e non di Giordania. L’ONU non fece alcun rilievo e la cosa rimase così come era. La Gran Bretagna aveva solo il mandato per la Palestina e non poteva prendere decisioni contrarie a quanto deciso a Sanremo.

b) L’ONU ha responsabilità maggiori.
1. Avrebbe dovuto aiutare gli arabi di Palestina ad avviare un progetto per costruire una società e uno Stato: ha invece creato l’UNRWA che di fatto ha incrementato l’inattività della popolazione araba invece di spingerla a lavorare e a creare una società. L’obiettivo dei Paesi arabi era di far sì che le cose venissero congelate senza di fatto arrivare a una forma di autogoverno. Insomma una sorta di “Reddito” assicurato che veniva elargito senza nessun reale controllo e per sempre. Insomma non si può essere rifugiati per e poi lasciare in eredità ai figli ai nipoti e pronipoti il titolo di rifugiati.

c) Gli ebrei provenienti dai paesi arabi non hanno ricevuto niente dall’ONU: per la maggior parte furono integrati nella società israeliana, si sono rimboccati le maniche e hanno lavorato sia che siano arrivati in Israele (la quasi totalità) sia che siano arrivati in altri paesi come Italia, Francia, ecc. L’ONU ha di fatto impedito agli arabi di Palestina di crescere collaborando così con gli stati araabi che questo volevano.

d) L’Europa che ha dato fondi per l’educazione agli arabi di Palestina, ma non ha mai controllato come venivano utilizzati questi fondi: l’educazione all’odio verso gli ebrei era parte fondamentale dell’educazione delle scuole a partire dall’asilo, cosa che ha condotto alla formazione di gruppi terroristici, come Hamas, il cui obiettivo dichiarato è quello di cancellare lo Stato d’Israele (così recita il loro Statuto).

e) A questa situazione già problematica si è poi aggiunto l’IRAN che è un paese musulmano ma non arabo, a maggioranza musulmana sciita. Gli sciiti sostengono di essere loro i veri ebrei e che coloro che sostengono di essere ebrei non hanno alcun diritto di dichiararsi tali e quindi vanno sterminati. Qualcuno dirà che non bisogna dare troppa importanza alle dichiarazioni. Le parole sono molto importanti. Nessuno (neanche gli ebrei) hanno dato credito al progetto nazista di volere cancellare il popolo ebraico. Eppure il progetto è quasi riuscito.

Dialogare con chi ha deciso che comunque ti vuole sterminare non è proprio facile. Per qualsiasi rapporto tra persone è necessario che gli sciiti musulmani dichiarino che gli ebrei non sono esseri inferiori (dhimmi) e che gli sciiti non ne hanno preso il ruolo..

Maometto ha raccolto l’esperienza fatta a La Mecca a contatto con le tribù ebraiche lì abitavano. L’Islam, nato quasi sette secoli dopo l’esperienza cristiana, prenda l’esempio dalla Chiesa di Papa Woitila e abbia il coraggio di dichiarare, come ha fatto Giovanni Paolo II gli ebrei sono nostri fratelli maggiori.

Scialom Bahbout
Ebreo Rifugiato Libico, di quarta generazione palestinese.

PS: Su come poter instaurare un vero dialogo tra ebrei e musulmani avremo occasione di tornare.


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