Home > Approfondimenti > L’asse Teheran-Caracas: droni, propaganda e criptovalute contro l’Occidente

L’asse Teheran-Caracas: droni, propaganda e criptovalute contro l’Occidente

Costantino Pistilli

Tempo di Lettura: 4 min
L’asse Teheran-Caracas: droni, propaganda e criptovalute contro l’Occidente

A fine giugno, il regime venezuelano di Nicolás Maduro ha assegnato il Premio nazionale di giornalismo Simón Bolívar 2025 a tre giornalisti iraniani colpiti durante un attacco israeliano alla sede dell’emittente statale a Teheran.

Tra loro Sahar Emami – la conduttrice ripresa mentre si rialzava in diretta dopo l’esplosione – Nima Rajabpour e Masoumeh Azim, morti nell’attacco. La cerimonia si è svolta nella Sala Ayacucho del Palazzo Miraflores. L’ambasciatore iraniano Ali Chegini ha ritirato il premio a nome dei giornalisti, assistendo poi a un video celebrativo in cui sono stati definiti «martiri della verità in Medio Oriente».

Non è stato un gesto isolato, ma l’epilogo simbolico di dodici giorni di propaganda ininterrotta, mobilitazioni di piazza e copertura mediatica a senso unico. Il Venezuela si è schierato apertamente, e in modo aggressivo, a fianco del regime teocratico di Teheran. Durante lo scambio di attacchi tra Israele e Iran, l’apparato chavista ha operato con disciplina: marce, forum, speciali televisivi, dichiarazioni ufficiali. All’inizio di luglio, il presidente iraniano Masud Pezeshkian ha invitato Maduro ad accelerare l’attuazione degli accordi bilaterali per contrastare le sanzioni imposte da Stati Uniti e Paesi europei. I due regimi hanno firmato finora circa 340 accordi di integrazione, 80 solo nel 2024. Di recente, Pezeshkian ha firmato una direttiva per attivare l’accordo sul trasferimento dei prigionieri con il Venezuela.

La cooperazione si estende anche al settore militare: Teheran (e Mosca) fornisce tecnologia per la produzione di droni da guerra in Venezuela. Alcuni di questi velivoli sono stati esposti pubblicamente durante la parata dell’Indipendenza a Caracas, il 5 luglio. Le Forze Armate venezuelane hanno sfilato con vari modelli di droni costruiti in patria. La cooperazione tra Iran e Venezuela in campo aeronautico e militare ha radici profonde. Risale almeno al 2007 la firma di un primo accordo per la produzione congiunta di droni. Dal 2009 sono iniziate le attività di assemblaggio, sotto supervisione iraniana, di UAV del tipo Mohajer-2. All’epoca, il progetto fu smentito ufficialmente. Ma nel 2012, dopo che un’inchiesta giornalistica spagnola aveva citato fonti d’intelligence, fu lo stesso Hugo Chávez a confermarne l’esistenza.

Da allora, secondo fonti militari statunitensi e latinoamericane, l’attività non si è mai interrotta. Oggi il centro di produzione si troverebbe presso la base aerea El Libertador, a Maracay, ed è gestito da EANSA, un’impresa statale. Secondo un’inchiesta pubblicata nel giugno 2025 da Diario Las Américas, lo stabilimento sarebbe in grado di produrre ogni anno tra 12 e 24 droni, a seconda della disponibilità di componenti importati da Teheran.

E poi c’è il petrolio. Con l’aiuto dell’Iran, Caracas è riuscita a continuare a vendere greggio, aggirando le sanzioni statunitensi. Una collaborazione silenziosa ma efficace, che ha permesso a Maduro di non cedere.

Iran e Venezuela hanno stretto una cooperazione che va oltre la politica e l’economia, creando un asse in grado di aggirare efficacemente le sanzioni internazionali. Al centro di questo sistema c’è l’uso strategico delle criptovalute. Caracas ha lanciato il Petro, la prima criptovaluta statale al mondo — e la prima sanzionata — pensata per eludere le restrizioni finanziarie imposte da Washington, facilitare gli scambi con regimi sanzionati come quello iraniano, e finanziare operazioni interne, dalla produzione di armamenti fino alle reti d’intelligence, senza passare dai circuiti bancari tradizionali. Il Venezuela di Maduro è uno snodo geografico e istituzionale che consente a Teheran di espandere la propria influenza in America Latina con costi e rischi contenuti.

L’Iran, membro del gruppo BRICS, ha ampliato la sua presenza diplomatica nella regione. Conta ambasciate in undici Paesi latinoamericani, molte delle quali aperte dal 2007 grazie all’impulso di Chávez. Le forze armate iraniane hanno condotto missioni navali nell’area. L’Iran mantiene legami commerciali con la maggior parte dell’America Latina, con il Brasile che rappresenta il principale partner regionale. Dal 2011, Teheran gestisce anche HispanTV, un canale di informazione in lingua spagnola della radiotelevisione pubblica iraniana, pensato per l’America Latina. E per quei «martiri della verità».


l’asse Teheran-Caracas: droni, propaganda e criptovalute contro l’Occidente
l’asse Teheran-Caracas: droni, propaganda e criptovalute contro l’Occidente l’asse Teheran-Caracas: droni, propaganda e criptovalute contro l’Occidente