Da Houellebeq alla finale di Champions League, il rischio di “Sottomissione” delle società occidentali
Il 7 gennaio 2015 uscì in Francia il romanzo di Michel Houellebeq “Sottomissione”, una satira amara sul nichilismo occidentale che non riesce ad elaborare il senso di colpa verso la propria superiorità culturale e il proprio modello di società, e si arrende ad una leadership forte di religione islamica. Quello stesso 7 gennaio 2025, il settimanale satirico “Charlie Hebdo”, uscì mettendo in prima pagina proprio Houellebeq e il suo libro: un disegno che lo proponeva come mago preveggente di sventure e sempre quella stessa mattina un commando jihadista fece irruzione nella redazione del giornale uccidendo 12 persone, tra cui un vignettista storico, Wolinsky.
“Sottomissione” di Michel Houellebecq è uno dei romanzi più discussi del nostro tempo. Ambientato in una Francia immaginaria del 2022, il libro racconta l’ascesa di un partito islamico moderato alla guida del Paese, la Fratellanza, grazie a un’alleanza con i socialisti. Il nuovo presidente è una figura carismatica Mohamed Ben Abbes, che con il suo governo introduce una “Sharia soft”: le donne portano il velo, poligamia per gli uomini, l’istruzione viene privatizzata, gli insegnanti non musulmani vengono licenziati, mentre i neo convertiti ottengono incarichi prestigiosi. Il protagonista, François, professore universitario alla Sorbona, cinico e disilluso, assiste alla trasformazione delle istituzioni e delle abitudini sociali, fino a scegliere la conversione all’Islam per opportunismo, trovando una soluzione pragmatica a tutti i suoi problemi e al suo nichilismo etico. Il New York Times criticò aspramente il romanzo, definendolo un romanzo distopico e islamofobo, e in molti additarono all’elitarismo e all’alienazione generata dalle società occidentali una delle nostre colpe principali che hanno portato alla radicalizzazione di cittadini nati nei nostri paesi.
Oggi, nel 2025, dieci anni dopo la pubblicazione di “Sottomissione”, il presidente della Repubblica francese ha pubblicato un rapporto su “Fratelli musulmani e islamismo politico” in Francia, in cui si evidenzia l’influenza crescente dei Fratelli Musulmani su moschee, scuole private, associazioni culturali e sportive. Il documento individua circa 140 luoghi sensibili coinvolti in forme di proselitismo, pressione sociale e tentativi di “entrisme”. Il rapporto denuncia l’obiettivo di minare la coesione repubblicana e favorire una società parallela ispirata a valori islamisti radicali. Non è un segreto che negli ultimi mesi abbiamo visto le nostre piazze invase da manifestazioni filo palestinesi e contro Israele, ma quello che è avvenuto la sera del 31 maggio durante la finale di Champions League, Inter – PSG, ha reso palese come l’infiltrazione ormai sia ovunque, anche nello sport.
Alcuni settori della curva parigina hanno esposto striscioni filo-Hamas, inneggiando alla resistenza palestinese, con riferimenti espliciti alla “lotta armata”. Non si è trattato di manifestazioni isolate: le coreografie ultras sono state affiancate da bandiere e slogan che nulla avevano a che vedere con lo sport. In alcuni settori si intonavano cori antisionisti, subito segnalati da reporter presenti a bordo campo, mentre scritte “Palestine will resist”, “From Gaza to Paris, the fight continues”, con il simbolo delle brigate Al-Qassam, campeggiavano in mano agli ultras della squadra francese.
Ma il peggio doveva ancora arrivare: dopo il triplice fischio di fine match, la situazione è precipitata. Decine di gruppi organizzati hanno dato vita a scontri violenti nella zona nord di Parigi, approfittando dei festeggiamenti in strada per la prima vittoria della Champions nella storia del club. Auto rovesciate, vetrine infrante, molotov e barricate hanno trasformato alcune strade in una zona di guerriglia urbana. Alcuni negozi di proprietà ebraica sarebbero stati presi di mira con atti vandalici deliberati. “Non è stata una celebrazione sportiva, è stata un’operazione ideologica”, ha commentato amaramente un portavoce della polizia.
Houellebecq, in “Sottomissione”, descrive un’Europa svuotata di senso, dove l’atteggiamento di resa ha sostituito ogni ideale comune e rende la società fragile di fronte a identità forti. Quando le istituzioni non sanno più affermare con chiarezza cosa le tenga unite, finiscono per accettare qualsiasi compromesso pur di preservare una parvenza di ordine.
Quando una società rinuncia a difendere i propri valori fondanti, si espone al ricatto morale e alla violenza. È la “sottomissione” di cui parla Houellebecq: non un’invasione, ma un lento adattamento, un cedimento interiore che si compie per paura, per opportunismo, per stanchezza. Il ritorno dell’antisemitismo e il radicalismo si intrecciano perché entrambi si nutrono di vuoti: vuoti di significato, di coraggio civile, di coesione nazionale. Houellebecq ci avvertiva che una società incapace di dirsi chi è e cosa difende, prima o poi, finirà per lasciarsi definire da chi vuole annichilire i suoi valori fondamentali.
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