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La lettera dell’annientamento: Hamas e il patto mancato con l’Asse della esistenza

Daniele Scalise

Tempo di Lettura: 4 min
La lettera dell’annientamento: Hamas e il patto mancato con l’Asse della esistenza

Se qualche cretino e/o mascalzone avesse bisogno di una prova del progetto di sterminio di Hamas e compari, eccola. A raccontarla nel dettaglio è il giornalista e analista israeliano Ben Caspit, accreditato commentatore politico del quotidiano Maariv e collaboratore di emittenti televisive e radiofoniche, che oggi 23 giugno 2025 pubblica su Walla un articolo pesante come una montagna (Walla, per chi non lo sapesse, è una delle più rinomate e frequentate piattaforme giornalistiche digitali israeliane, indipendente e generalista).

Se il titolo dell’articolo di Caspit fa accapponare la pelle: “Il piano di annientamento: la lettera di Sinwar e Deif a Nasrallah e all’Iran il 7.10”, il contenuto toglie il respiro. Il giornalista israeliano riporta il testo integrale di una missiva recuperata nel bunker di Yahya Sinwar a Gaza, dopo la sua eliminazione per mano dell’IDF. Firmato anche da Mohammed Deif e Marwan Issa (il primo, capo militare delle Brigate al-Qassam, ovverossia il braccio armato di Hamas, e il secondo il suo vice, responsabile della pianificazione strategica degli attacchi contro Israele) il documento è destinato a due figure chiave dell’Asse sciita della Resistenza: il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah e Said Izadi, comandante del “Corpo Palestina” delle Forze Quds iraniane, entrambi eliminati dall’esercito dello Stato ebraico.

Scritta nell’immediata vigilia o addirittura nelle prime ore dell’attacco del 7 ottobre, la lettera è, secondo Caspit, uno “straordinario documento di intelligence” che rivela le autentiche motivazioni religiose e strategiche dell’aggressione di Hamas a Israele. Si tratta di un messaggio lungo e articolato, che ha il tono di un proclama teologico-militare e insieme rivela l’urgenza tattica di un appello: i leader sunniti di Hamas invocano l’intervento immediato degli alleati sciiti, con cui non si erano coordinati.

Dopo aver esordito con i rituali versetti coranici e le preghiere rivolte a Nasrallah, il cuore del messaggio adotta un linguaggio che sgomenta per la sua lucidità criminale: migliaia di combattenti delle Brigate al-Qassam stanno attaccando Israele. L’operazione, viene detto papale papale, è una meritata punizione “divina” per le profanazioni subite dalla moschea di al-Aqsa e una risposta alle continue “aggressioni sioniste” a Gaza, in Cisgiordania, in Siria, in Iraq e persino in Iran.

I firmatari non la smettono di scusarsi per non aver coinvolto Hezbollah e l’Iran nella pianificazione, sostenendo di essere stati obbligati al silenzio dalle capacità d’intelligence israeliane. L’obiettivo strategico è chiaro e dichiarato: distruggere Israele senza mezzi termini, senza pietà, senza limiti. La descrizione dello scenario auspicato è dettagliata: attacchi simultanei da Gaza, Libano e altri fronti, bombardamenti di massa per neutralizzare l’Iron Dome, paralisi dell’aeronautica, invasione terrestre, presa del sud d’Israele, e infine la “dissoluzione dell’entità sionista”.

La missiva è anche un breve quanto terrificante trattato di visione politica islamista. Prefigura la caduta dei regimi arabi “traditori” prossimi alla normalizzazione con Israele (leggasi, l’Arabia Saudita), la fine degli Accordi di Oslo e dell’Autorità palestinese, la rinascita di un’unica Umma islamica unita sotto la guida dell’Asse della Resistenza, fino al compimento della rivoluzione islamica sognata dall’ayatollah Khomeini. L’attacco a Israele, scrivono, deve apparire al mondo non come un tentativo di annientamento ma come una richiesta di attuazione delle risoluzioni internazionali: accorgimento retorico per evitare l’intervento occidentale.

Ma ciò che più colpisce nella lettera è la sua logica “millenaristica”. I leader di Hamas parlano con il tono di chi vive l’attacco come un’epoca escatologica: “la più grande svolta storica dell’islam”, “la realizzazione della visione dell’Imam Khomeini”, “la dissoluzione del settarismo” e il trionfo finale di Allah. La lettera non è un documento di propaganda per uso esterno, ma una comunicazione interna e segreta, il che ne rafforza il valore probatorio.

Con uno sguardo retrospettivo, Ben Caspit sottolinea che proprio questa anticipazione isolata del 7 ottobre, senza la concertazione dell’asse Hezbollah-Iran, ha segnato il fallimento strategico di Hamas. Dopo una devastante disfatta iniziale per Israele,la risposta è stata fulminea. Oggi, scrive Caspit, Sinwar, Deif, Issa, Nasrallah e Izadi ridotti in polvere insieme a centinaia di altri dirigenti della cosiddetta “piovra”.

Hamas è stato annientato, la Striscia di Gaza rasa al suolo, Hezbollah ridotto ai margini, e l’Iran duramente colpito. Il documento ritrovato nel bunker, conclude l’articolo, mostra come il fanatismo religioso possa accecare anche i calcoli più lucidi: Mohammed Deif ha distrutto sé stesso insieme al suo progetto criminale. E pazienza per le piazze occidentali che nella loro ottusa minchioneria sventolano bandiere palestinesi e arcobaleno fingendo di ignorare che stanno difendendo il male allo stato puro e i suoi esecutori.


La lettera dell’annientamento: Hamas e il patto mancato con l’Asse della esistenza
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