Dopo dodici giorni di guerra, l’Iran celebra il cessate il fuoco. I media statali di Teheran presentano la fine delle ostilità con Israele e gli Stati Uniti come una vittoria, affermando di aver respinto i nemici, subito danni minimi agli impianti nucleari e avviato un dialogo politico con l’Occidente.
I principali media, quindi, non fanno che ribadirlo; gli alti funzionari iraniani intervistati ripetono, compreso Khamenei o il suo fantasma, infatti, non si sa nemmeno se sia vivo o morto, quanto il paese continui a resistere unito contro le forze occidentali che vorrebbero distruggerlo.
Ma stanno mentendo, si sa che in meno di due settimane Israele ha colpito duramente gli impianti nucleari; decine di comandanti e ricercatori di alto rango sono stati eliminati e, soprattutto, Israele ha preso possesso dello spazio aereo. E non solo: il Capo di Stato Maggiore delle IDF, Eyal Zamir, ha rivelato ieri per la prima volta che le forze di commando israeliane hanno operato segretamente in Iran durante la guerra: le unità di commando terrestri hanno condotto missioni in Iran, garantendo libertà operativa. Questo solo per dire quanto gli apparati di sicurezza israeliani fossero infiltrati in Iran.
E a proposito della distruzione dei siti nucleari, l’ex capo della divisione armi nucleari del Mossad, Oded Eilam, smentisce categoricamente le notizie riprese anche da alcuni media nostrani secondo cui il sito di Fordow non avrebbe subito gravi danni. Per prima cosa, afferma che è impossibile conoscere l’entità del danno entro poche ore o addirittura giorni quando si tratta di un attacco sotterraneo e che gli americani hanno sganciato il 20% di tutte le bombe a loro disposizione; ed è difficile immaginare una situazione in cui la struttura sia sopravvissuta a un terremoto del genere. Riguardo agli investimenti iraniani e nel settore nucleare, Elam afferma che mezzo trilione di dollari è stato sprecato in questi sogni imperiali di grandezza e che, se i soldi fossero stati investiti in Iran, sarebbe già una potenza economica con le sue riserve di gas e petrolio.
Per concludere, è indubbio che l’Iran abbia ricevuto una sconfitta militare, ma anche ideologica, ed era anche chiaro che la minaccia nucleare iraniana non poteva essere rimossa del tutto, ma solo fermata. Ma è importante che, dopo questo conflitto, l’Iran capisca che verrà colpito di nuovo, in modo ancora più duro, se non rinuncerà alla sua politica genocida contro Israele e l’Occidente e che la resistenza iraniana, per quanto poco organizzata, attende solo un ulteriore indebolimento del regime.
Anche se non era il loro principale obiettivo, gli israeliani hanno contribuito molto alla causa dell’opposizione con azioni mirate su singoli obiettivi. L’orologio issato a Piazza Palestina nel centro di Teheran, che avrebbe dovuto segnare il conto alla rovescia che manca alla fine dello stato ebraico e che l’IDF sostiene di aver colpito e mezzo distrutto, ora simboleggia la debolezza di un regime che potrebbe essere prossimo alla fine.
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