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Yemen, l’ipocrisia dell’ONU e la strategia del terrore Houthi

Costantino Pistilli

Tempo di Lettura: 4 min
Yemen, l’ipocrisia dell’ONU e la strategia del terrore Houthi

I ribelli Houthi hanno fatto irruzione negli uffici delle Nazioni Unite nel quartiere Hada di Sanà, trattenendo venti dipendenti, tra cui quindici stranieri e cinque yemeniti. Gli Houthi hanno accusato senza prove il personale internazionale di spionaggio e, sebbene l’ONU abbia respinto fermamente queste accuse, la reazione pratica è stata minima: le operazioni a Saada sono state sospese, il coordinatore umanitario è stato trasferito ad Aden e i rischi per i lavoratori restano enormi. L’episodio si inserisce in un contesto più ampio di repressione e intimidazione contro le organizzazioni internazionali presenti sul territorio.

Secondo un’inchiesta di Reuters, gli Houthi (Ansar Allah), radicati negli altopiani yemeniti e sostenuti dall’Iran, hanno dirottato miliardi di dollari in aiuti umanitari tra il 2015 e il 2024. Controllano la distribuzione del cibo e dei dispositivi di monitoraggio, impongono obblighi di lealtà e perseguitano chiunque tenti di osservare o denunciare abusi. Nonostante siano stati trasferiti oltre 28 miliardi di dollari in aiuti, milioni di yemeniti continuano a soffrire di fame acuta, mentre il Programma Alimentare Mondiale ha dovuto sospendere operazioni critiche per proteggere il proprio personale.

Gli Houthi non si limitano a manipolare gli aiuti: controllano territori chiave, inclusa la capitale Sanà e gran parte della costa, e hanno lanciato campagne contro la navigazione nel Golfo di Aden e nel Mar Rosso, chiudendo una via marittima strategica per il commercio globale. La loro capacità di sfruttare la crisi umanitaria per consolidare potere e influenza regionale è ormai evidente.

In questo scenario, l’ONU mostra tutta la propria debolezza. Il Segretario Generale António Guterres ha condannato le detenzioni come «pericolose e inaccettabili», ma le sue parole sono rimaste prive di conseguenze pratiche. Nessuna pressione reale sugli Houthi, nessuna iniziativa concreta per garantire la sicurezza dei lavoratori o la corretta distribuzione degli aiuti. L’atteggiamento prudente di Guterres sembra dettato dalla volontà di non scontentare una maggioranza di Paesi arabi e di mantenere aperti i canali diplomatici. Il risultato è evidente: l’ONU condanna, ma non protegge.

Il sostegno iraniano consente agli Houthi di rafforzare la propria posizione, mentre Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e alleati occidentali osservano con preoccupazione, senza tuttavia elaborare strategie efficaci per fermarli. La situazione rischia di trasformare lo Yemen in un teatro di conflitti infiniti, con la popolazione civile intrappolata in una guerra permanente, gli aiuti manipolati e l’ONU incapace di esercitare una vera supervisione.

La crisi yemenita rappresenta un banco di prova della reale efficacia delle Nazioni Unite. Da un lato, l’organizzazione internazionale emette condanne e messaggi di principio; dall’altro, consente che i ribelli continuino a strumentalizzare gli aiuti e a imporre le proprie regole sul territorio. La comunità internazionale dovrebbe pretendere azioni concrete: garantire la sicurezza del personale umanitario, impedire il dirottamento degli aiuti e affrontare in modo coerente il problema strategico degli Houthi e del loro sostegno regionale.

Finché ciò non accadrà, le parole resteranno vuote e la popolazione yemenita continuerà a pagare il prezzo più alto.

La combinazione di silenzi ONU, dichiarazioni timide e inazioni pratiche non fa che alimentare l’ipocrisia internazionale, mentre gli Houthi rafforzano la propria presa sul Paese e minacciano una via marittima vitale, confermando che lo Yemen resta un’arena di conflitto globale, dove il diritto internazionale e l’assistenza umanitaria vengono piegati agli interessi dei più forti.

Paradossalmente, gli Houthi hanno ricevuto sostegno e applausi sui social media e durante le manifestazioni pro-palestinesi in tutto il mondo, soprattutto per i loro attacchi missilistici contro Israele nel contesto della guerra di Gaza. Tuttavia, la realtà in patria è ben diversa: le testimonianze di centinaia di yemeniti fuggiti dalle zone controllate dai ribelli raccontano di un regime che mette a tacere ogni dissenso, costringe la popolazione alla fame e utilizza gli aiuti internazionali per obbligare i genitori ad arruolare i propri figli tra le sue fila.


Yemen, l’ipocrisia dell’ONU e la strategia del terrore Houthi
Yemen, l’ipocrisia dell’ONU e la strategia del terrore Houthi