“La Gran Bretagna è persa”. A parlare non è un estremista islamofobo ma Loay Alshareef, musulmano emiratino in ottimo ebraico, che ha il coraggio di dire ad alta voce ciò che molti leader europei si rifiutano ancora di ammettere: il Regno Unito ha perso il controllo della propria identità, ha ceduto all’intimidazione e oggi lascia che antisemitismo e antisionismo si esprimano sfrenatamente, con la muta complicità di chi dovrebbe difendere i principi democratici.
E dire che il Regno Unito ha pagato un prezzo sanguinoso avendo vissuto in pieno, negli ultimi due decenni, il dramma del terrorismo islamico: dagli attentati di Londra del 7 luglio 2005 – 56 morti e oltre 700 feriti – fino all’uccisione del parlamentare David Amess nel 2021 per mano di Ali Harbi Ali, allora 25enne britannico di origini somale e simpatizzante dell’ISIS. Eppure nessuna vera riflessione è stata compiuta su ciò che accade nelle sacche di radicalizzazione che prosperano in città come Birmingham, Bradford o Luton. Quartieri dove la legge britannica sembra sospesa e dove la parola “ebreo” è lanciata come un insulto nei cortili delle scuole.
Dopo il 7 ottobre 2023, il coperchio è saltato. In un paese dove vivono circa 300mila ebrei su una popolazione di 68 milioni di cittadini, il Community Security Trust (braccio operativo della comunità ebraica britannica) ha tratto un bilancio allarmante e insieme amaro: gli episodi antisemiti nel 2024 hanno toccato il record di 4.103 casi, più del doppio rispetto al 2022. Nei primi tre mesi del 2025 ne sono stati registrati già 870, con un incremento netto della violenza fisica (+17%) e delle minacce online (+38%). A gennaio 2025 una studentessa ebrea è stata aggredita da una donna con lo hijab nei pressi della Goldsmiths University: “sionista assassina”, le ha gridato, sputandole addosso. Tutto ripreso e celebrato su TikTok.
Intanto, i cortei pro-Gaza si moltiplicano. A Londra, Sheffield, Glasgow si esibiscono bandiere di Hamas, si grida “From the river to the sea” che poi non vuol dire altro che: cancelliamo Israele. Peggio: tra gli organizzatori ci sono sindacati, ong, chiese anglicane, collettivi universitari. È l’antisemitismo travestito da umanitarismo.
Il governo conservatore di Sunak ha rafforzato la sorveglianza alle sinagoghe e minacciato sanzioni alle università che tollerano l’odio. Ma con risultati scarsi. Gli studenti ebrei evitano di indossare la kippah. I docenti non ricevono formazione. La polizia interviene tardi o non interviene affatto.
Nel frattempo, la BBC alimenta la confusione. La CEO Deborah Turness ha suscitato indignazione affermando che Hamas ha un ruolo politico legittimo, distinguibile da quello militare. Difendeva il padre di un tredicenne protagonista di un documentario poi ritirato perché coinvolto nel governo di Hamas. Secondo Turness, quel ruolo “non equivale a far parte dell’ala militare”. Peccato (per la signora) che la legge britannica consideri Hamas un’unica organizzazione terroristica tanto che l’ex direttore della BBC, Danny Cohen, ha è saltato sulla sedia e ha parlato di “affermazioni sconcertanti”. Ennesima prova di un clima culturale dove l’odio trova alibi persino ai vertici del servizio pubblico.
E ora, con l’arrivo del nuovo premier Keir Starmer, la situazione rischia di aggravarsi. Starmer ha annunciato che il suo governo è pronto a riconoscere lo Stato di Palestina “al momento opportuno”. Una svolta storica, che rischia però di legittimare chi rifiuta l’esistenza stessa di Israele. Starmer dice di voler favorire la pace, ma una pace che inizia col premiare chi ha lanciato l’ultima guerra è una resa mascherata da diplomazia.
Loay Alshareef ha ragione. La Gran Bretagna è – o rischia di essere – perduta. Perché ha smesso di difendere ciò che è giusto. Perché ha scambiato la tolleranza con la sottomissione. Perché ha dimenticato che la democrazia senza valori è solo procedura. La lezione, per chi faccia finta di non averlo capito, riguarda anche noi. Se non riconosciamo che l’antisemitismo è tornato – forte, sicuro di sé e protetto – saremo anche noi, presto, perduti..
VIAGGIO NELL’UEA (Unione Europea Antisemita) – Gran Bretagna, ovvero la resaVIAGGIO NELL’UEA (Unione Europea Antisemita) – Gran Bretagna, ovvero la resa VIAGGIO NELL’UEA (Unione Europea Antisemita) – Gran Bretagna, ovvero la resa