Poche settimane dopo il 7 ottobre, l’aria di Parigi non ricordava nemmeno lontanamente la leggerezza rosea dell’omonimo film di Marcel Carné. Respirarla faceva anzi male al cuore. Lungo le strade del Marais, i manifesti con gli ostaggi israeliani venivano sempre più spesso sfregiati, i volti dei fratellini Bibas strappati e derisi, quelli delle donne volgarizzati con oscenità bestiali. Alzavi lo sguardo e percepivi un senso di sudiciume, impotenza e incredulità. Insomma, un pantano.
Eppure la Francia sa bene chi sono i mostri. Charlie Hebdo, il Bataclan e Nizza sono tra le tante ferite aperte che hanno dimostrato quanto la cultura del terrore islamista sia ormai radicata. Ma mentre gli allarmi si moltiplicavano, la società e la politica chiudevano gli occhi. Così, all’ombra del silenzio istituzionale, l’antisemitismo ha ripreso forza, alimentato dal conflitto in Medio Oriente e da una rabbia identitaria che si diffonde nelle periferie.
L’ultimo rapporto del ministero dell’Interno è a dir poco impietoso: nel 2024, 1.570 atti antisemiti, quasi quanto i 1.676 del 2023 e sette volte più che due anni prima. Non episodi sporadici ma un plateau alto e costante: 106 aggressioni fisiche (+3%), il 62% di tutti gli attacchi religiosi. Quartieri e date punteggiati da insulti, minacce, pestaggi.
E il 2025 conferma la tendenza: tra gennaio e marzo almeno 280 casi, un flusso quotidiano di graffiti, intimidazioni online e violenze di ogni ordine e grado. A Orléans un rabbino è stato accoltellato davanti al figlio di nove anni da un minorenne. Nel maggio 2024, a Rouen, un uomo armato di molotov è stato ucciso dalla polizia mentre tentava di incendiare una sinagoga. Nell’agosto dello stesso anno un’altra bottiglia incendiaria ha colpito la sinagoga di La Grande-Motte «per la Palestina». Non gesti isolati, ma atti terroristici meditati e organizzati con cura.
Nelle banlieues l’odio si esprime a voce alta: «Zionists not welcome», «Israel = genocide». La società civile prova a reagire. Nel novembre 2023 centinaia di migliaia di persone hanno sfilato contro l’antisemitismo, ma lo slogan «mai più» è presto scolorito tra i tanti quanto inutili buoni sentimenti e le altrettanto numerose e profittevoli cattive azioni, tanto che nei cortei pro-Palestina si chiede l’abolizione della definizione IHRA, bollata come bavaglio: un capovolgimento in cui l’insulto antisemita diventa rivendicazione della libertà d’espressione.
Il governo Macron, da una parte, ha reagito moltiplicando pattuglie davanti alle sinagoghe, chiudendo ONG accusate di islamismo e vigilando sulle piattaforme online; dall’altra, però, minaccia di riconoscere la Palestina, facendo così un sontuoso regalo ai tagliagole. Quel che continua a mancare è un’idea di lungo periodo: nessuna formazione per insegnanti e forze dell’ordine, nessuna campagna scolastica che insegni storia e memoria. Solo decreti, pattuglie nelle strade e qualche blindato, come se bastasse il muscolo a fermare una tossicità che penetra e deforma la società civile.
Servirebbe ben altro: una scuola laica che insegni la storia dell’antisemitismo insieme ai valori repubblicani; investimenti nelle periferie abbandonate; progetti comuni capaci di ricostruire un tessuto civile. Perché se il veleno parte dalle banlieues ma arriva fino al Parlamento, non sarà certo qualche ordinanza a neutralizzarlo.
Considerare l’antisemitismo un «effetto collaterale» del conflitto israelo-palestinese significa ignorare il quadro. È un virus che muta, che si traveste di slogan politici, di religione corrotta, di rancore sociale. I rapporti del ministero non sono semplici statistiche: sono allarmi urlati.
Servono decisioni complesse, coraggio civile e una politica che anticipi, non rincorra. L’Italia osservi e impari, perché questa febbre non è solo francese. Riguarda anche noi, e non poco.
VIAGGIO NELL’UEA (Unione Europea Antisemita) Francia, il veleno nel cuore avvelenato delle banlieueVIAGGIO NELL’UEA (Unione Europea Antisemita) Francia, il veleno nel cuore avvelenato delle banlieue VIAGGIO NELL’UEA (Unione Europea Antisemita) Francia, il veleno nel cuore avvelenato delle banlieue