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Venezia, buio in sala: artisti firmano contro Israele senza leggere

Costanza Esclapon

Tempo di Lettura: 2 min
Venezia, buio in sala: artisti firmano contro Israele senza leggere

Cari “artisti” firmatari della lettera aperta Venice for Palestine, aspettiamo che ritiriate la firma. So che è chiedere troppo, perché persone come voi probabilmente firmano senza leggere. Non ho quindi speranza che questo appello al ritiro della firma venga accolto.

Se aveste letto con attenzione vi sareste accorti che quel documento è scritto sotto un logo che raffigura la Palestina al posto di Israele. Non accanto: in sostituzione. Non “due popoli e due stati”, ma uno stato solo. Palestinese. Avete quindi sottoscritto un appello creato da chi non vuole la pace, bensì la cancellazione di Israele.

Dico “qualcuno” perché non c’è traccia dei promotori. Il sito non riporta i nomi e nemmeno si può risalire a chi abbia registrato il dominio: tutto è schermato. E allora perché chi lancia un appello pubblico dovrebbe nascondere la propria identità?

Non entro nel merito di tutto ciò che avete firmato, anche se ci sarebbe molto da dire. So che sarebbe inutile spiegarvi che a Gaza non esiste genocidio né sterminio, e che l’uso di queste parole serve solo a demonizzare Israele e a banalizzare la Shoah. Da persone che dicono di lavorare nella cultura ci si aspetterebbe almeno la conoscenza della differenza fra “sterminio” e “guerra”: non sono sinonimi.

Per vostra tranquillità, e per evitarvi la fatica di informarvi, vi assicuro che in Israele non c’è apartheid. Esistono medici, banchieri, commercianti arabi cittadini come tutti gli altri: votano, hanno partiti politici, frequentano le stesse scuole, università e spiagge.

Un appello che proclama «non volgeremo lo sguardo altrove» avrebbe dovuto “vedere” anche gli ostaggi israeliani. Noi li vediamo. Abbiamo visto il corpo scheletrico di Evyatar David, affamato non dalla guerra ma da aguzzini: terroristi che dal 7 ottobre lo tengono prigioniero e lo torturano fisicamente e psicologicamente.

Aspettiamo quindi che ritiriate la firma, dissociandovi almeno dalla rappresentazione di un unico Stato al posto di Israele. Oppure non fatelo. Ma allora sapremo che Gaza è solo una scusa: non si è mai trattato di Gaza.


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