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Università tedesche: allarme antisemitismo dei giovani ebrei

Nicoletta Ferragni

Tempo di Lettura: 5 min
Università tedesche: allarme antisemitismo dei giovani ebrei

L’Unione degli studenti ebrei di Germania (JSUD) ha intervistato studenti ebrei vittime di antisemitismo negli atenei, chiedendo loro di raccontare le proprie esperienze. Hanno partecipato al sondaggio, che non ha valore rappresentativo, solo 78 persone: la maggior parte, ormai, avrebbe semplicemente paura e preferirebbe non esporsi nemmeno in forma anonima, spiega il presidente della JSUD, Ron Dekel.
«Da due anni ci sentiamo abbandonati dalle direzioni universitarie» afferma. «I rettori e i presidenti cercano di nascondere sotto il tappeto episodi che danneggiano la reputazione delle loro istituzioni, e spesso non applicano nemmeno le regole già esistenti. Il lento processo di normalizzazione di espressioni e atteggiamenti antisemiti nel contesto accademico è un problema reale. Ci chiediamo se la vita ebraica in Germania abbia ancora un futuro, e per quanto tempo ancora, se politica e università non interverranno in modo concreto», aggiunge Dekel.
Soprattutto l’antisemitismo legato a Israele verrebbe raramente sanzionato dalle direzioni universitarie. I triangoli di Hamas sarebbero tollerati, così come slogan del tipo “From the river to the sea”. Spesso, per giustificare l’inerzia, si invoca la libertà di opinione o di ricerca scientifica. «Ciò che non è penalmente rilevante viene ignorato con un’alzata di spalle», ha dichiarato uno degli intervistati nel sondaggio JSUD. Molti studenti hanno riferito risposte evasive e generiche, del tipo: «Parliamo con tutti».

Le testimonianze raccolte sono sconvolgenti. Gli studenti raccontano di essere stati inseguiti da compagni di corso attraverso il campus, di aver pensato di cambiare università e di tentare in ogni modo di nascondere la propria identità ebraica. Uno degli intervistati racconta: «Hanno fatto delle foto di me e vi hanno scritto sopra che va benissimo uccidere bambini palestinesi, perché i miei nonni sono sopravvissuti alla Shoah. Ma io non ho mai detto nulla del genere». Un’altra intervistata ha riferito di essersi dimessa dalla presidenza dell’AStA (l’associazione studentesca) perché non riusciva più a sopportare l’antisemitismo.

L’Ufficio per la segnalazione di episodi antisemiti (RIAS), che nel 2024 ha registrato 450 casi nelle università, riporta esempi concreti: ad agosto 2024, in un’aula dell’università di Chemnitz, è stata trovata la scritta “Più è grasso l’ebreo, più è calda la casa”; in un bagno dell’università di Friburgo, a dicembre 2024, si leggeva “Fuck your German guilt – Zionism is fascism”; e in un edificio della Technische Universität di Berlino è comparso un disegno di una casa con un comignolo, dalla cui nube di fumo usciva la frase: “6 milioni non bastano”.
Uno degli intervistati dalla JSUD racconta di scritte nei seminari come “Ebrei al gas”. Un altro riferisce di essere stato riconosciuto come ebreo e di essersi sentito gridare: “Provo solo disprezzo per voi ebrei” e “con i vostri capelli abbiamo fatto tappeti”. Secondo RIAS, nel 90 per cento dei casi segnalati negli atenei si tratta di antisemitismo legato a Israele.

Questo mercoledì, l’Unione degli studenti ebrei consegnerà ai ministri dell’Istruzione dei Länder un catalogo di richieste per migliorare la sicurezza degli studenti ebrei nella vita universitaria, documento ottenuto in esclusiva dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung. L’Unione chiede che in tutte le università siano nominati responsabili per la lotta contro l’antisemitismo. La Baviera ha già introdotto questa figura, ma spesso si tratta di professori che sono già incaricati di questioni antidiscriminatorie.

Inoltre, tutti gli organi universitari dovrebbero riconoscere la cosiddetta definizione IHRA dell’antisemitismo. Ogni università dovrebbe redigere un piano d’azione che stabilisca quali violazioni antisemite devono essere denunciate penalmente, in quali casi e per quanto tempo si impongono divieti di accesso e in quali circostanze l’espulsione dallo studio (Exmatrikulation) viene esaminata e attuata. «L’espulsione deve sempre rappresentare l’ultima ratio», dichiara Dekel.

All’interno degli atenei, gli studenti ebrei chiedono canali di segnalazione, referenti e procedure di reclamo per i casi di antisemitismo. Le università dovrebbero anche essere obbligate a pubblicare una volta all’anno un rapporto sull’antisemitismo che riporti il numero dei casi segnalati, la tipologia e la gravità degli episodi, i tempi di gestione e gli esiti delle procedure. Inoltre, l’Unione studentesca propone l’introduzione di un obbligo di segnalazione vincolante per le università, che le costringa a comunicare ai ministeri dei Länder i reati e gli episodi antisemiti.
Non basta, si legge nel documento, che le università si nascondano dietro dichiarazioni generiche di istituzioni superiori. «Serve una legislazione chiara e uniforme a livello regionale che garantisca certezza giuridica agli atenei.» Nei regolamenti di finanziamento delle rappresentanze studentesche dovrebbe essere stabilito in modo vincolante che non possono essere concessi fondi ad associazioni o iniziative che diffondono o promuovono contenuti antisemiti, contrari alla Costituzione o inneggianti al terrorismo. Né dovrebbero essere loro concessi spazi universitari. In una università berlinese, ad esempio, si sarebbe tenuto un evento intitolato “How to globalize the Intifada” (“Come globalizzare l’Intifada”) in locali dell’ateneo.

Infine, secondo la JSUD, gli esami di Stato, in particolare gli Examina, non dovrebbero mai svolgersi nei giorni delle festività ebraiche in cui è vietato scrivere, come Yom Kippur, Rosh ha-Shanà o Pèsach. In linea con una risoluzione del Bundestag, l’Unione chiede inoltre al governo federale, insieme ai Länder, di sostenere non solo la ricerca storica ma anche gli studi sociali sull’antisemitismo contemporaneo in modo adeguato e continuativo.


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