«Dopo il 7 ottobre 2023, sentivo il desiderio di fare qualcosa di concreto e utile per aiutare Israele in questo momento così difficile, in cui il Paese lotta per la propria esistenza. Qualche mese fa, una mia amica mi parlò del servizio di volontariato SAR-EL. Non lo conoscevo, ma leggendo i loro programmi capii subito che si trattava esattamente dell’esperienza che stavo cercando».
SAR-EL è un programma che raccoglie volontari da tutto il mondo per lavorare nelle basi militari dell’IDF, affiancando i soldati in attività di supporto logistico. Ha preso parte anche Bonnie Rose, cristiana evangelica che vuole dimostrare, con questo suo gesto, un impegno concreto di solidarietà e vicinanza a Israele e a chi, nell’IDF, si prende cura della sicurezza di tutti.
«Il 27 luglio sono arrivata all’aeroporto di Ben Gurion per incontrare gli altri volontari. Eravamo un centinaio, e subito si creò un’atmosfera di gioia: alcuni si conoscevano già da precedenti periodi di volontariato. Il nostro gruppo si chiamava Ben Gurion ed era composto da 36 volontari provenienti da Israele, Italia, Ungheria, Francia, Inghilterra, Germania, USA, Messico, Brasile e altri Paesi. Il più giovane aveva 17 anni, il più anziano 78».
La destinazione era la base militare di Hatzerim, a Be’er Sheva. «Abbiamo pranzato insieme ai soldati e ai riservisti nella mensa, poi ci hanno consegnato le uniformi: quelle vere dell’esercito israeliano. Essendo l’ultima arrivata, ho ricevuto un’uniforme nuova di misura Bet: mi stava perfettamente, cosa rara! Anche la sistemazione in camera è stata fortunata: otto letti a castello, ma eravamo solo in tre, con materassi extra e aria condizionata».
Il lavoro iniziava subito. «Nel deposito preparavamo razioni di cibo per i soldati: venti linee di produzione, ciascuna con prodotti da inserire nelle scatole. Alla fine della linea, qualcuno chiudeva il pacco e disegnava un cuore sopra prima di sigillarlo. Lavoravamo sei ore al giorno, confezionando circa 3.300 scatole quotidiane, ciascuna per quattro soldati».
Un giorno, i volontari hanno potuto scrivere messaggi di incoraggiamento uniti ai viveri confezionati con cura e gratitudine: «Ho scritto frasi come “Siete amati!”, “Non perdete la speranza!”, “Non siete soli!”, pregando per i soldati che avrebbero ricevuto quei pasti».
Per Bonnie Rose, cristiana, l’esperienza ha avuto anche un significato personale: «Quando mi hanno chiesto perché fossi lì, ho risposto che era il mio modo per dimostrare il grande amore che provo per il popolo ebraico e per Israele, e che credo nel suo diritto di difendersi».
«Consiglio vivamente questa esperienza – dichiara Bonnie Rose – a chi ama Israele e desidera contribuire concretamente alla lotta contro il terrorismo. Si creano amicizie che durano tutta la vita, e si torna a casa cambiati, in meglio. E si fa davvero del bene a Israele».
QUna settimana con SAR-EL: volontariato al fianco dei soldati israeliani Una settimana con SAR-EL: volontariato al fianco dei soldati israeliani Una settimana con SAR-EL: volontariato al fianco dei soldati israeliani