E dai, su, diamo atto ai giudici di Torino di aver fatto un po’ di chiarezza. Finalmente qualcuno che chiama le cose col loro nome, senza tante ipocrisie. L’imam Shahin, quello che ha detto senza giri di parole di essere d’accordo con il pogrom del 7 ottobre, è una persona coerente. Dice quello che pensa. Non si nasconde dietro le perifrasi, non balbetta formule ambigue, non finge orrore la mattina e comprensione la sera. È lineare. E in un’epoca di contorsionisti morali, la linearità viene premiata.
Ha ragione, l’imam, a stare qui. A parlare. A predicare. A propalare odio senza doversi preoccupare troppo. Ha ragione ad associarsi ai massacratori, che poi – diciamolo – sono gente sua, gente che conosce, gente con cui condivide un orizzonte morale e politico. Non c’è niente di più fastidioso, per chi ama la chiarezza, di quelli che pensano le stesse cose ma si affrettano a negarle davanti a una telecamera. Lui no. Lui ci mette la faccia. Coerenza, appunto.
E i giudici che fanno? Ne prendono atto. Non giudicano il contenuto, non si sporcano le mani con valutazioni sgradevoli. Non si occupano di pericolosità, che sarebbe un terreno scivoloso e anche un po’ volgare. Pericolosità implica responsabilità, conseguenze, prevenzione. Roba da governi, da polizia, da chi si assume il rischio di decidere. Non da loro.
No, i giudici di Torino si sono occupati d’altro. Di affermare due cose molto semplici. La prima: quest’uomo è coerente, e tanto basta. La seconda: il governo che ha promosso un referendum non è cosa loro, non li entusiasma, anzi li irrita. E quale occasione migliore per farlo capire, se non attraverso una decisione che parla da sola?
Il resto sono solo chiacchiere. Le vittime, gli ebrei ammazzati, l’odio che cresce, il clima che si avvelena. Dettagli. Questioni collaterali. Non oggetto del contendere. A noi le scale mobili piacciono proprio per questo, ci permettono di salire di un piano e guardare la scena dall’alto. Da lassù, la coerenza dell’imam è cristallina. La realtà, un po’ meno.
Un po’ di chiarezza
Un po’ di chiarezza
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