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Trump mette in guardia Netanyahu: «Rischia di sabotare la svolta diplomatica con la Siria»

Nicoletta Ferragni

Tempo di Lettura: 3 min
Trump mette in guardia Netanyahu: «Rischia di sabotare la svolta diplomatica con la Siria»

L’amministrazione Trump osserva con crescente preoccupazione i ripetuti attacchi israeliani in Siria. Secondo quanto riferito ad Axios da due alti funzionari statunitensi, Washington teme che le operazioni ordinate dal premier Benjamin Netanyahu possano destabilizzare il Paese e compromettere le speranze – giudicate realistiche dalla Casa Bianca – di un accordo di sicurezza tra Israele e Damasco.

Le parole dei funzionari sono nette. «Stiamo cercando di dire a Netanyahu che deve smetterla, perché se continua si autodistruggerà», ha dichiarato uno di loro. Il riferimento è alle incursioni militari oltreconfine che Israele ha condotto più volte negli ultimi mesi e, in particolare, agli attacchi degli ultimi giorni. «I siriani erano furiosi. I loro stessi cittadini chiedevano una rappresaglia perché erano stati uccisi civili siriani», ha spiegato un funzionario americano. La Casa Bianca, inoltre, non avrebbe ricevuto alcun preavviso dell’operazione, né Israele avrebbe informato la Siria tramite i canali militari, come invece era avvenuto in passato.

Il segnale politico è arrivato anche dal presidente Donald Trump. Sul suo profilo Truth Social, il presidente americano ha pubblicato un messaggio di sostegno all’omologo siriano Ahmed al Sharaa, affermando che è «molto importante che Israele mantenga un dialogo forte e sincero con la Siria e che non avvenga nulla che possa interferire con l’evoluzione della Siria in uno Stato prospero». Un intervento che suona come un richiamo diretto al governo Netanyahu.

Secondo le fonti di Axios, a Washington si ritiene che Netanyahu stia interferendo «in modo molto dannoso» con un processo diplomatico delicato. La Siria – osserva un alto funzionario – «non vuole problemi con Israele. Non è il Libano, ma Netanyahu vede fantasmi ovunque». Il messaggio che gli Stati Uniti tentano di trasmettere è semplice: fermarsi ora, per non perdere un’opportunità storica.

Altri due funzionari americani confermano che le recenti operazioni israeliane hanno «in parte compromesso il lavoro su un accordo» che l’amministrazione Trump considera un tassello fondamentale della propria strategia mediorientale. L’obiettivo, ambizioso, è portare la Siria a compiere il primo passo verso una futura adesione agli Accordi di Abramo, aprendo un capitolo completamente nuovo nei rapporti tra Damasco, Washington e Gerusalemme.

Per la Casa Bianca è un percorso fragile, in equilibrio precario tra diplomazia e sicurezza. Ogni attacco non coordinato rischia di farlo crollare. Netanyahu, però, sembra convinto che la minaccia siriana – diretta o indirettamente orchestrata da Teheran – richieda una risposta continua. La frattura con Washington, per ora solo verbale, si sta allargando. E il futuro della possibile apertura tra Israele e Siria si gioca nelle prossime mosse.


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