C’è una guerra che non fa rumore, non alza polvere, non lascia crateri visibili dal satellite. Scorre sottoterra, letteralmente. Ed è proprio dal sottosuolo che arriva l’ennesima conferma della strategia iraniana in Medio Oriente: una vasta rete di tunnel è stata scoperta nella zona di Al-Bukamal, al confine tra Siria e Iraq, costruita e utilizzata dalle milizie filo-iraniane come arteria logistica per il contrabbando di armi.
Il video, diffuso sulle reti siriane e rilanciato dai media israeliani, mostra gallerie ampie, solide, percorribili persino da veicoli. Non rifugi improvvisati, ma infrastrutture pensate per durare, mimetizzate e protette dalla sorveglianza aerea. Secondo le accuse, quei tunnel costituivano una delle principali vie di trasferimento di armi e materiali militari dall’Iran verso le sue milizie alleate, in particolare in direzione del Libano e di Hezbollah.
Il punto geografico non è casuale. L’area si trova a pochi chilometri dalla base di Imam Ali, una struttura militare strategica più volte colpita in passato da raid americani e israeliani. Proprio per questo, negli ultimi anni la base era sparita dai titoli dei giornali, come se fosse stata dismessa o svuotata. Le immagini suggeriscono il contrario: l’attività non si è fermata, si è semplicemente spostata sottoterra, fuori dallo sguardo dei droni e dei satelliti.
Un influente esule siriano, commentando la documentazione, ha parlato senza mezzi termini di una militarizzazione totale del territorio: risorse, cemento, uomini e tecnologia investiti nel rafforzamento delle capacità belliche e di occultamento delle milizie, mentre le aree sotto il loro controllo restano abbandonate sul piano civile. Scuole fatiscenti, ospedali insufficienti, strade dissestate. Il sottosuolo fortificato, la superficie dimenticata.
Non è la prima volta che emergono prove di questo tipo. Già a maggio erano state diffuse alcune immagini preliminari delle strutture sotterranee, ma solo ora il quadro appare completo. E il messaggio è chiaro: l’asse iraniano continua a costruire una rete regionale integrata, fatta di basi, corridoi logistici e passaggi invisibili, aggirando pressioni diplomatiche e attacchi mirati.
Quella dei tunnel è una guerra di lunga durata, paziente, metodica. Non serve vincere oggi, basta essere pronti domani. Ed è proprio questa dimensione sotterranea, silenziosa e sistematica, a rendere il fenomeno particolarmente inquietante. Perché mentre l’attenzione internazionale oscilla, sotto il deserto si scava. E si prepara il prossimo fronte.
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Siria-Iraq. Sotto il deserto, la guerra che non si vede
Siria-Iraq. Sotto il deserto, la guerra che non si vede

