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Set­te­cen­to giorni nel buio: Israele solo, l’Occidente complice

Stefano Parisi

Tempo di Lettura: 3 min
Set­te­cen­to giorni nel buio: Israele solo, l’Occidente complice

Ariel Cunio, Alon Ohel, Eitan Horn, Avinatan Or, Elkana Bohbot, Evyatar David, Bipin Joshi, Ziv Berman, Gali Berman, David Cunio, Eitan Mor, Maxim Herkin, Omri Miran, Bar Kupershtein, Guy Gilboa-Dalal, Nimrod Cohen, Matan Zangauker, Tamir Nimrodi, Matan Angrest, Segev Kalfon, Rom Braslavski, Yosef-Haim Ohana, Itay Chen, Eliyahu Margalit, Eitan Levi, Sahar Baruch, Joshua Luito Mollel, Tal Haimi, Arie Zalmanowicz, Ran Gvili, Dror Or, Tamir Adar, Ronen Engel, Inbar Hayman, Guy Iluz, Asaf Hamami, Lior Rudaeff, Muhammad Al-Atarash, Meny Godard, Omer Neutra, Yossi Sharabi, Daniel Oz, Daniel Perez, Uriel Baruch, Sontia Ok’Krasari, Sontisek Rintalk, Amiram Cooper, Hadar Goldin.

Da 700 giorni sono nei tunnel di Gaza. Alcuni ancora vivi (per quanto?), altri sicuramente già morti. Uccisi il 7 ottobre e trascinati a Gaza dai terroristi di Hamas, o assassinati dai loro carcerieri. Le condizioni sono disumane: torturati psicologicamente, affamati, rinchiusi al buio in locali angusti. Vivono tra i propri escrementi, possono lavarsi di rado, si ammalano senza cure. I loro torturatori tengono Israele sotto ricatto.

Hanno causato migliaia di morti: terroristi, certo, ma anche donne e bambini palestinesi. Hanno preferito lasciar uccidere i loro stessi concittadini pur di mantenere il ricatto contro Israele. Hanno lasciato distruggere l’80% delle case di Gaza, devastare ospedali, scuole e asili, trasformati in depositi d’armi. Non vogliono la pace, non vogliono la sicurezza per le proprie famiglie: vogliono la morte degli ebrei, vogliono distruggere Israele, anche a costo di morire.

Hamas dispone di denaro, armi, e di una potentissima macchina di propaganda, capace di invadere i media globali con immagini costruite: bambini malati esibiti come accuse a Israele, set cinematografici inscenati per manipolare l’opinione pubblica occidentale. Nel frattempo, quella popolazione che dicono di rappresentare viene schiavizzata, sfruttata, lasciata morire.

Sono gli stessi che in Africa massacrano, violentano, perseguitano cristiani; armati dagli stessi paesi che sostengono la mano russa sull’Ucraina. Gli stessi che tentano di imporre la sharia nelle nostre città, che opprimono le donne, perseguitano gli omosessuali, soffocano ogni libertà politica e religiosa.

Da 700 giorni l’Occidente guarda altrove. Israele è lasciato solo contro Hamas, Hezbollah, gli Houthi, l’Iran. Subito dopo l’attacco del 7 ottobre 2023, i governi occidentali si affrettarono a chiarire che non avrebbero dato alcun supporto militare a Gerusalemme. Hanno permesso che un’ondata d’odio antiebraico invadesse piazze, università, cinema, sport e cultura.

Una parte delle élite occidentali ha colto l’occasione: finalmente, liberi dall’obbligo morale della memoria, hanno potuto riversare contro Israele il rancore mai sopito. L’ebreo vivo, forte, che costruisce e difende una democrazia, è diventato insopportabile. Meglio l’ebreo morto, pietosamente ricordato.

Sono 700 giorni che l’Occidente ha dimenticato gli ostaggi, entrando a sua volta nel tunnel della negazione. Devono essere liberati subito, costi quel che costi. Per ridare speranza a Israele, per liberare Gaza dall’incubo senza fine, per restituire voce in Occidente a chi crede ancora nella vita, nell’amore e nella libertà.


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