“Ci vuole davvero faccia tosta e odio puro per convocare, a due anni dal più devastante pogrom antiebraico dopo la Seconda guerra mondiale, una manifestazione “nazionale” per celebrare quel massacro come “rivoluzione”. Non basta parlare di ignoranza: qui siamo di fronte a una perversione ideologica che mescola antisemitismo, complottismo e il solito repertorio da corteo anni ’70, con la kefiah al posto del manganello.
Il manifesto parla chiaro: “onorare i sessantamila martiri di Gaza”, “resistere al genocidio sionista”, “liberare ogni centimetro della Palestina”. Tutto condito da lessico militante, da trincea, con gli occhi spiritati del rivoluzionario mascherato in prima fila. Slogan che nulla hanno a che vedere con la pace, con i diritti, con la dignità dei popoli: sono soltanto la caricatura grottesca del più rancido fanatismo, la prosecuzione aggiornata di un antisemitismo che non ha mai smesso di covare sotto la cenere.
Il 7 ottobre 2023 non fu una “rivoluzione”, come piace dire a questi tristi e pericolosi figuri. Fu un pogrom, un massacro scientifico di civili, anziani, bambini, donne stuprate e assassinate. Eppure, due anni dopo, questi “giovani palestinesi” nostrani lo rivendicano come atto eroico, e chiamano a raccolta la solita armata Brancaleone di estremisti, finti pacifisti, mercanti d’odio anti-Israele. Tutti uniti sotto lo stesso vessillo: negare agli ebrei il diritto all’autodeterminazione, colpendo Israele per colpire l’ebraismo stesso.
Il copione è sempre lo stesso: la retorica sul “colonialismo”, i richiami all’“imperialismo”, le tirate contro la NATO e contro il “dittatore Donald Trump” (sic). Un bignami di ideologia sfasciata e fascistoide, che farebbe ridere se non fosse per il veleno che contiene. Perché dietro la retorica fumosa si nasconde un obiettivo preciso: legittimare Hamas e la sua ideologia genocidaria, trasformando i terroristi in “resistenti” e gli assassini in “martiri”.
E la politica? Muta. Troppo timida, troppo pavida, troppo impegnata a non disturbare un elettorato “di sinistra” che in queste manifestazioni ci sguazza. Così, mentre in Europa si piangono ancora le vittime del terrorismo islamista e dell’antisemitismo crescente, in Italia si lasciano sfilare cortei che inneggiano alla violenza contro Israele e, di fatto, contro gli ebrei.
C’è un punto che dovrebbe inquietare più di ogni altro: questi raduni non sono folklore. Sono incubatori di odio, piazze in cui si rilegittima il linguaggio nazistoide, dove il genocidio viene banalizzato e le vittime diventano carne da slogan. È la stessa logica che negli anni ’30 portava le folle ad applaudire i discorsi di Hitler: il nemico assoluto, il “colpevole di tutto”, da combattere con ogni mezzo. Solo che oggi il bersaglio non è più l’ebreo “cosmopolita”, ma lo Stato ebraico.
Il 4 ottobre non sarà una “manifestazione nazionale”. Sarà una fiera dell’antisemitismo travestito da antimperialismo. Un rito macabro, celebrato da chi odia più di quanto capisca. Una prova generale di fascismo in kefiah, con buona pace di chi ancora si illude che questi cortei abbiano a che fare con i “diritti umani”. E mentre gli organizzatori brindano alla “resistenza”, a pagare il prezzo restano non solo gli ebrei ma quel poco di civiltà che ci è rimasta. Esattamente come accadeva un secolo fa.
Raduno nazistoide del 4 ottobre: e la politica finge di non vedereRaduno nazistoide del 4 ottobre: e la politica finge di non vedere Raduno nazistoide del 4 ottobre: e la politica finge di non vedere