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Quando la musica diventa testimonianza contro l’odio

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Quando la musica diventa testimonianza contro l’odio

La sera del 6 novembre a Parigi nella sala dedicata a Pierre Boulez, uno dei più grandi pianisti dell’attuale panorama mondiale Andras Schiff, insieme alla Filarmonica d’Israele, stava eseguendo il V concerto per pianoforte e orchestra di Beethoven, una delle espressioni più alte di tutta la storia della musica. Subito sono cominciate le contestazioni e il clima si è fatto incandescente fino al punto  che gli orchestrali, assolutamente esasperati, hanno suonato l’Hatikva, l’inno del loro paese.

Questo episodio, uno dei tantissimi terribili fatti di antisemitismo che caratterizzano la nostra epoca, aggiunge però un elemento di preoccupazione: ormai non c’è più la vergogna di mostrarsi anti ebrei, ormai non sono più delle mani anonime che distruggono dei murales o disegnano delle svastiche: il contesto sociale nel quale viviamo accoglie l’antisemitismo come un elemento quasi normale, espressione libera delle persone, oppure semplicemente si ritiene che sia legittimo  girare la testa dall’altra parte. Che cosa fare? Che strategia adottare per chi non vuole aderire in nessun modo a questo mainstream? La risposta è difficile perché sembra che non ci sia una via d’uscita e vengono in mente le catacombe, le grandi persecuzioni dell’antichità oppure semplicemente, un secolo fa, il sorgere di quei germi diventati poi alberi che hanno portato alla tragedia dell’Olocausto.

Non possiamo fare altro che continuare a testimoniare la follia di tutto ciò che ha voluto mescolare in un unico contesto la legittima critica al governo di Israele, naturalmente mai bilanciata con un altrettanta feroce critica a chi finanzia il terrorismo e ai terroristi stessi, con la presenza degli ebrei in Occidente, ritenuti altrettanto colpevoli del dramma di Gaza.

Le laceranti spaccature della società civile israeliana, le continue aggressioni dei paesi limitrofi capaci di giocare su diversi tavolieri fingendo pace, ma sostenendo chi non la vuole, non entrano neanche lontanamente nel dibattito pubblico, lasciando il campo libero all’odio nei confronti degli ebrei. Rimane quindi la testimonianza di solidarietà di chi è ebreo, non è, ma non vuole far mancare la propria voce contro una deriva che sta minando gli stessi principi sui quali l’Occidente ha costruito la sua libertà. Una testimonianza che può anche essere rappresentata dalla musica suonata da un vero artista, accompagnato da una grande orchestra.


Quando la musica diventa testimonianza contro l’odio
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