Con un comunicato stampa del primo agosto, il Sindaco del Comune stila un bilancio sull’efficacia di quelle misure e riferisce, entusiasta, che la risposta della cittadinanza è stata talmente positiva da portare a un aumento del +9,9% del fatturato delle farmacie comunali. Invero, il dato è su base annuale, ma sono dettagli: nel comunicato si lascia intendere che ci sia un evidente nesso tra l’incremento del fatturato e l’adozione dei provvedimenti di boicottaggio.
La maggiore soddisfazione, però, è data dal fatto che «i farmaci e i prodotti di aziende oggetto del boicottaggio hanno visto una riduzione complessiva delle vendite superiore al 17%, con punte di oltre il 27% per alcuni marchi».
Che grande notizia: l’obiettivo di danneggiare aziende private per il solo fatto che sono israeliane è stato raggiunto! Bisogna davvero esserne fieri, era tanto tempo, quasi un secolo, che non accadeva.
Difficile, invece, pensare che il boicottaggio possa raggiungere altri obiettivi, come quello dichiarato nei provvedimenti approvati dal Comune: aiutare la popolazione di Gaza e fermare il progetto di «sostituzione etnica portato avanti dal governo Netanyahu» (la storia del genocidio, per cui bisognerebbe leggere, rileggere e ancora rileggere l’intervista della Senatrice Liliana Segre su Repubblica del primo agosto).
Verrebbe infatti da chiedere al Sindaco di Sesto Fiorentino e a tutte le Amministrazioni che hanno adottato o intendono adottare analoghe misure: ma che cosa pensate di ottenere di concreto per i Gazawi?
Buttando all’aria qualche contratto o accordo commerciale o di collaborazione scientifica con imprese, università, enti e magari anche singoli cittadini ebrei ed israeliani, pensate davvero di migliorare le condizioni dei palestinesi?
Credete davvero di influenzare le politiche del governo Netanyahu? O quelle dell’Amministrazione Trump? O anche quelle del Governo italiano, che ha ribadito come la soluzione dei due Stati sia, al momento, prematura — tant’è che la nostra cara Francesca Albanese non ha mancato di definirlo complice di quello che accade nella Striscia?
La popolazione palestinese non trarrà alcun giovamento dalle operazioni di boicottaggio istituzionale, tanto intrise di pregiudizio quanto palesemente illegittime (e mi auguro che, prima o poi, qualche Tribunale o Autorità competente si esprima in merito).
Anzi, saranno sempre un ostacolo al confronto e al dialogo.
Certo, potrà crescere il consenso politico di chi porta avanti simili iniziative, perché solleticano la pancia della gente, oramai «ubriacata» dalla narrazione di «Israele-Stato genocida», portata avanti da un sistema di (dis)informazione di massa che, tranne rarissime eccezioni, non ammette opinioni diverse o anche solo semplici, legittimi dubbi rispetto al mainstream che riguarda Israele.
Quello stesso sistema che, ad esempio, dopo aver estrapolato una frase da un’intervista a Grossman per fargli dire che a Gaza è in corso un genocidio, si trova spiazzato — e quindi fa passare sotto silenzio — l’illuminante intervista in cui la Senatrice Liliana Segre ricorda come «l’abuso di “genocidio” che dal primo giorno viene fatto qui, il compiacimento, l’isterica insistenza per imporlo a chi non lo condivide – e in primo luogo a tutti gli ebrei – è un fatto morboso che, appunto, come avverte Grossman, scaturisce da sentimenti antisemiti, magari inconsci. Si percepisce chiaramente un sottofondo di questo tipo: “mi avete seccato per decenni con il Giorno della Memoria? E adesso mi prendo la rivincita e vi grido in faccia ‘genocidio, genocidio, genocidio…’”. E i risultati si vedono, adesso perfino negli autogrill».
Che bello, il mondo dei boicottaggi istituzionali antisraeliani: così pronto a predicare la pace e la tutela dei diritti umani, ma che non trova di meglio che negarli a una parte, discriminando imprese, università ed enti ebraici.
Ma stiamo tranquilli, perché da quel che ci viene assicurato, tutto ciò non è antisemitismo!.
Quando il boicottaggio diventa vanto: Sesto Fiorentino e l’orgoglio di danneggiare IsraeleQuando il boicottaggio diventa vanto: Sesto Fiorentino e l’orgoglio di danneggiare Israele Quando il boicottaggio diventa vanto: Sesto Fiorentino e l’orgoglio di danneggiare Israele