Dal Riformista del 26 settembre 2025 emerge l’intervista di Luca Sablone a Riccardo Zucchi, rettore dell’Università di Pisa. Il contesto è quello dell’aggressione subita dal professor Casella da parte di attivisti pro-Pal, un episodio che ha scosso l’opinione pubblica.
Zucchi chiarisce subito di non avere mai detto di voler proteggere gli studenti violenti: «Dopo i fatti, ho chiamato il professor Casella, gli ho detto di andare a fare la denuncia. È stata fatta anche grazie al mio suggerimento». Il rettore annuncia che, se le indagini confermeranno l’aggressione, l’Università si costituirà parte civile: «È un prerequisito assoluto rifiutare la violenza, fisica e verbale. Senza questo non c’è università».
Il nodo più controverso resta la gestione dei rapporti con Israele. Nel maggio 2024 gli «Studenti per la Palestina» avevano occupato un giardino dell’Ateneo, invocando il boicottaggio. L’Università ha poi interrotto due accordi quadro con la Reichman University e con l’Hebrew University di Gerusalemme. Una scelta che appare come una resa alle pressioni del movimento pro-Pal. Zucchi la motiva sostenendo che «la Reichman ha approvato dichiarazioni esplicite di sostegno alla guerra a Gaza» e che «un campus dell’Università Ebraica insiste su un territorio occupato, in violazione della risoluzione Onu 2334». Una ricostruzione che ignora la storia: Monte Scopus è sede originaria dell’Università fin dal 1918, ben prima della nascita dello Stato d’Israele.
Alle accuse di antisemitismo, Zucchi replica parlando di «riesame a 360 gradi»: non solo Israele, anche le università iraniane sarebbero sotto osservazione. Ma la logica resta squilibrata: si colpisce Israele per prima, mentre il regime teocratico di Khamenei viene giudicato a posteriori. Una contraddizione che rivela la natura politica, non accademica, delle decisioni.
Il rettore precisa comunque che non tutto è stato interrotto: «Non abbiamo aderito a un boicottaggio indiscriminato. Continuano le collaborazioni sui farmaci antitumorali e sugli studi sull’inquinamento marino». Un dettaglio che conferma come la scienza, laddove utile, non possa essere piegata alla propaganda.
Zucchi si dice favorevole alla Global Sumud Flotilla, pur ammettendo che l’azione potrebbe essere stata strumentalizzata. «Sosteniamo chi porta da mangiare», afferma, sorvolando sul fatto che esistano corridoi umanitari controllati dalle istituzioni e non da Hamas.
Infine, il tema delle scritte antisemite comparse al Polo della Memoria, come «Israele vero terrorista». Il rettore promette la rimozione, ma lamenta i costi: «Servono centinaia di migliaia di euro, dovremo modificare il bilancio». In attesa di fondi, i muri restano imbrattati.
L’intervista sottolinea come l’Università di Pisa sia oggi al centro di una tensione che non è accademica ma politica, e come l’antisemitismo travestito da solidarietà palestinese continui a insinuarsi nelle aule dove dovrebbe regnare solo la libertà del sapere.
Pisa, il rettore Zucchi tra ambiguità e aperture: Israele resta il bersaglio
Pisa, il rettore Zucchi tra ambiguità e aperture: Israele resta il bersaglio