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⌥ Partita chiusa

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Birmingham ha deciso: i tifosi del Maccabi Tel Aviv non entreranno in città per la partita con l’Aston Villa. Non a causa di violenze, ma per “prevenire rischi”. In pratica: per evitare l’antisemitismo si sanzionano gli ebrei. È la logica rovesciata del nostro tempo dove prevale il bizzarro conceto della sicurezza come pretesto per l’esclusione, la paura come alibi per la discriminazione.

Il premier Keir Starmer parla di decisione “sbagliata”, e ha ragione. Ma è la stessa Inghilterra che oggi deve blindare le sinagoghe, dove i bambini ebrei nascondono la divisa di scuola, dove la stella di David sparisce sotto la camicia. È un paese in cui l’odio non si traveste più, gioca a viso scoperto e ora anche in casa. E lui è lo stesso che ha dichiarato di avere intenzione di riconoscere lo Stato palestinese proprio nel momento meno opportuno.

La città “multiculturale” di Birmingham si giustifica: troppe tensioni, troppi precedenti, meglio evitare. Ma a forza di evitare si finisce per giustificare tutto — anche la paura di chi si limita a tifare una squadra israeliana.

I mille tifosi del Maccabi che sarebbero arrivati in Gran Bretagna non porteranno né bandiere né cori. Solo la prova, amara, che in Europa basta essere ebrei perché la partita sia già chiusa prima del fischio d’inizio.


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