Nel solo 2025 – e siamo appena ad agosto – sedici soldati israeliani si sono tolti la vita. Sedici. È la prima volta che l’IDF rende pubblici questi dati, dopo anni di prudenze e silenzi. Nel 2024 erano stati ventuno, nel 2023 diciassette, nel 2022 quattordici. Una curva che sale, un tormento che cresce.
Questi numeri smontano il racconto velenoso che dipinge i soldati israeliani come «mostri», «macchine da guerra», «assassini di bambini». Sono invece la prova più amara della loro fragilità: ragazzi e ragazze tra i 18 e i 20 anni, appena usciti dall’adolescenza e proiettati in una guerra contro nemici spietati, in scenari di terrorismo urbano, tra tunnel e trappole, in mezzo a una popolazione ostile e spesso complice dei terroristi.
Ogni giorno decidono in una frazione di secondo se sparare, entrare in un palazzo, restare incollati a un muro o buttarsi allo scoperto per salvare un compagno. Crescono accanto alla morte, con urla e pianti nelle orecchie, e insulti dipinti sui muri di mezzo mondo.
Quando tornano – se tornano – non trovano la solidarietà che l’Occidente dovrebbe loro tributare, ma accuse infamanti. Li condannano «criminali di guerra» editorialisti, scrittori e artisti ‘impegnati’, felici di liberare un antisemitismo a lungo covato, ammantandolo di un’aria dolente e drammatica, dress code obbligato per la loro coscienza miserabile.
Alla Knesset, il generale Elazar Stern ha ammesso che il disagio mentale tra i soldati è enorme, la prevenzione debole e l’accesso all’aiuto difficile. Il programma “Dror” dell’ONG Summit Institute offre sostegno psicologico e sociale ai militari con disturbo post-traumatico, ma è una goccia nel mare.
«Siamo davanti a uno tsunami psicologico», avverte la deputata Keti Shitrit. «Non possiamo permetterci il lusso di aspettare». L’IDF avvia ora una campagna per rendere più accessibili i centri di aiuto e consentire richieste anonime.
Ma resta un’altra battaglia: quella contro calunnia, odio e disumanizzazione. Perché un soldato che si toglie la vita non è un carnefice. È qualcuno a cui il mondo ha chiesto troppo, e che poi ha lasciato solo. Chi li accusa dovrebbe avere il coraggio di guardarli negli occhi e, se gli resta un briciolo di onestà, il pudore di tacere.
Non mostri, ma ragazzi allo stremo: l’altra faccia dei soldati israeliani Non mostri, ma ragazzi allo stremo: l’altra faccia dei soldati israeliani Non mostri, ma ragazzi allo stremo: l’altra faccia dei soldati israeliani