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⌥ Non è mai troppo tardi (per tacere)

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Il generale Vannacci ha riscoperto la ruota. E pure la Monarchia, il Parlamento e le leggi “regolarmente approvate” — comprese, dice lui, quelle del ’38. Già, quelle razziali: un dettaglio che per lui pare un inciso tecnico, una nota a piè di pagina nella catena di montaggio della legalità. L’idea è geniale: se tutto fu “promulgato dal Re secondo le procedure previste”, allora niente male, niente colpa. Solo protocolli.

È come sparare sulla Croce Rossa, o peggio, difendere chi le sparava addosso.
Siamo tornati al punto in cui la stupidità veste uniforme e pretende cattedra.

E così il generale si ritrova maestro di una nuova edizione di Non è mai troppo tardi — ma solo se si aggiunge il sottotitolo: per aprire il cervello e chiudere la bocca. Sempre che, del primo, ne sia rimasto qualcosa da aprire.


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