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Non è l’Occidente il mio nemico. È il regime della Repubblica Islamica.

Rayhane Tabrizi

Tempo di Lettura: 4 min
Non è l’Occidente il mio nemico. È il regime della Repubblica Islamica.


Sono un’attivista iraniana. Sono nata sotto il velo dell’oppressione, sono cresciuta nella censura, e sono fuggita per poter parlare. Oggi scrivo non solo per me, ma per milioni di iraniani che non hanno voce.
Il regime della Repubblica Islamica non rappresenta il popolo iraniano. Non lo ha mai fatto. È una dittatura teocratica fondata sulla repressione delle donne, sul terrore delle Guardie Rivoluzionarie (Pasdaran), sull’ideologia della morte e sull’imposizione violenta di una verità unica. Ha preso in ostaggio una nazione intera per più di 45 anni.
Mi oppongo a questo regime non perché sia sostenitrice di potenze straniere, ma perché sono iraniana. Amo la mia terra e sogno per lei un futuro di libertà, laicità e giustizia.

Il paradosso della nostra lotta

Come attivisti iraniani, chiediamo la caduta del regime della Repubblica Islamica. Tuttavia, ci troviamo di fronte a un paradosso: quando Israele colpisce i componenti importanti del regime, alcuni nel mondo ci accusano di incoerenza se non condanniamo apertamente quei raid.
Ma io non li condanno. Quei componenti sono responsabili di torture, uccisioni, repressione politica e atti terroristici dentro e fuori l’Iran. La loro morte indebolisce una struttura criminale che ha assassinato il nostro futuro per generazioni. È ipocrisia chiedere che la resistenza sia sempre “pura” quando il regime è violenza pura.
Eppure, dobbiamo essere lucidi: con ogni attacco esterno, il regime intensifica la repressione interna. I giorni successivi ai raid israeliani, il governo ha arrestato attivisti, aumentato la presenza militare nelle città, controllato più severamente internet, e lanciato una nuova ondata di propaganda.  

La propaganda patriottica del regime

Il regime sta sfruttando questi attacchi per rilanciare un falso patriottismo. Sta cercando di unificare la nazione attorno all’idea che l’Iran sia sotto assedio da nemici esterni. Ma è una bugia. Il vero nemico dell’Iran è chi ha trasformato il nostro Paese in una prigione ideologica, non chi colpisce i carnefici del popolo.
Chi ha veramente a cuore l’Iran dovrebbe sostenere il suo popolo, non il suo regime. Il nazionalismo imposto con la paura è solo un’altra arma di controllo. 

Israele non è il mio nemico

Non odio lo Stato di Israele. Non mi sento parte dell’ideologia anti-israeliana del regime. Quella retorica serve solo a rafforzare il controllo interno e giustificare repressione e militarizzazione. Il mio nemico è quello che uccide Mahsa Jina Amini. È quello che imprigiona le ragazze che ballano senza velo. È quello che manda i suoi agenti a minacciarci anche all’estero.  

La delusione verso l’Occidente

Noi attivisti chiediamo giustizia, ma riceviamo silenzi. Per anni, l’Occidente ha chiuso gli occhi. Ha firmato accordi, fatto affari, concesso visti diplomatici a carnefici e torturatori. Mentre noi manifestavamo sotto la pioggia con le foto delle nostre sorelle uccise, leader democratici stringevano le mani a emissari del regime. Un regime criminale non può essere trattato come interlocutore normale.
Quando denunciamo questa ipocrisia, ci dicono che è “realpolitik”. Ma realpolitik per chi? Sicuramente non per chi vive in Iran, senza diritti, senza voce, senza giustizia.  

Cosa chiediamo

Non vogliamo guerre. Non vogliamo che l’Occidente bombardi l’Iran. Vogliamo che l’Occidente smetta di legittimare il regime con accordi economici e sorrisi diplomatici.
Chiediamo sanzioni mirate, il riconoscimento delle Guardie Rivoluzionarie come organizzazione terroristica, il sostegno pubblico alle rivolte civili dentro l’Iran.
Chiediamo che venga riconosciuta la legittimità della nostra resistenza.  

Il futuro appartiene a chi lotta

La Repubblica Islamica cadrà. Perché è marcia dentro. Perché non ha più il consenso né la paura che la proteggevano. Ma cadrà solo se chi è fuori saprà aiutare chi è dentro, senza strumentalizzazioni.
Io, come tante altre donne e uomini in esilio, non smetterò di parlare, anche se è faticoso. Non smetterò di espormi, anche se è pericoloso. Perché in fondo, abbiamo solo una scelta: libertà o silenzio.
E io ho scelto la libertà.

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Non è l’Occidente il mio nemico. È il regime della Repubblica Islamica.

Non è l’Occidente il mio nemico  È il regime della Repubblica Islamic Non è l’Occidente il mio nemico. È il regime della Repubblica Islamica.