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“No pasarán”: dalle piazze antifasciste alla nuova bandiera di Hamas

Daniele Renzoni

Tempo di Lettura: 3 min
“No pasarán”: dalle piazze antifasciste alla nuova bandiera di Hamas

«No pasarán» gridavano ieri a Madrid i manifestanti, sventolando bandiere pro-pal per bloccare l’ultima tappa della Vuelta, il giro ciclistico spagnolo. «No pasarán» era il grido di battaglia di Dolores Ibárruri, la basca meglio nota con lo pseudonimo di La Pasionaria, combattente comunista antifranchista e antifascista nella guerra civile spagnola del 1936.

In piazza a Madrid c’era lo stesso “popolo” che riempie le piazze di Parigi e Londra: manifestanti prima di tutto antisistema, “resistenti” contro regimi fascisti immaginari. Eppure in Spagna governa un premier socialista, a Londra un premier laburista, a Parigi un governo centrista traballante. Dunque, non fatevi ingannare: ai manifestanti pro-pal europei di Gaza importa ben poco. I gazawi sono solo un pretesto per agitare un nuovo simbolo internazionale anticapitalista. Alla bandiera rossa del passato si è sostituita quella verde di Hamas.

Se non si trova un nemico diretto, un fascismo che non esiste, un nemico lo si deve comunque inventare. E quale bersaglio migliore del prototipo storico del capro espiatorio, perseguitato nei secoli: l’ebreo, e per estensione l’ebreo israeliano. Nulla di nuovo, purtroppo. È già accaduto. In Francia, alla fine dell’Ottocento, il caso Dreyfus aprì la “caccia” all’ebreo.

Gran Bretagna e Spagna hanno nel proprio DNA culturale i geni dell’antigiudaismo e dell’antisemitismo. Zar e sovietici hanno inventato i pogrom e i campi di concentramento. Germania nazista e Italia fascista hanno fatto la loro parte in modo drammatico e tragico negli anni Trenta e Quaranta.

Nessuno al mondo, credo, nega pietà e dolore per le vittime civili di Gaza. Ma a chi chiede la fine della guerra in Medio Oriente non si chiede di schierarsi, come fa gran parte della piazza pro-pal: si chiede almeno di appellarsi anche ad Hamas, perché smetta di usare i propri figli come scudi umani e liberi gli ostaggi israeliani ancora prigionieri nella “metropolitana” del terrore di Gaza.

Un’analoga richiesta va rivolta anche al nostro Presidente della Repubblica. Sergio Mattarella ricorda spesso che i bambini di Gaza vivono in una condizione ostinatamente disumana. È vero, Signor Presidente. Ma per favore lo dica prima di tutto, o almeno anche, ad Hamas.


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