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Moza bint Nasser, la regina dell’inganno gentile

Daniele Scalise

Tempo di Lettura: 2 min
Moza bint Nasser, la regina dell’inganno gentile

Nel deserto levigato del potere qatariota, c’è una figura che non ha bisogno di troni per dominare: Moza bint Nasser, madre dell’attuale emiro, ex moglie del precedente, e soprattutto artefice dell’immagine patinata di un Qatar “progressista”.

In Occidente la celebrano per l’eleganza, il turbante alla moda, la postura da sfinge. In realtà, Moza è molto più — e molto peggio — di ciò che appare. Dietro la cortina di velluto dell’educazione globale e della filantropia, si muove una mente calcolatrice, determinata a costruire un impero d’influenza. Ha tessuto una rete che supera i confini del Golfo: università americane, fondazioni, alleanze con multinazionali, pranzi con élite europee.

Il suo Qatar ospita campus occidentali mentre finanzia predicatori e predatori integralisti. Si mostra in tailleur minimalista mentre consolida una monarchia assoluta con guanti di seta. L’immagine pubblica è curata come un’operazione chirurgica: la filantropa, la madre della nazione, la «visionaria dell’educazione». Ma dietro la retorica zuccherosa del futuro e della conoscenza c’è la macchina precisa di un potere dinastico che si spaccia per illuminato mentre alimenta — silenziosamente — un sistema ambiguo.

Moza è il simbolo perfetto dell’ipocrisia del Qatar: donna “moderna” in un Paese che punisce l’omosessualità, ambasciatrice sorridente della cultura mentre nel suo regno la libertà di parola è un miraggio. Non serve che firmi ordini o distribuisca fondi: la sua sola presenza basta a muovere alleanze, miliardi, cattedrali dell’influenza travestite da scuole.

Chi la considera una figura decorativa sbaglia di grosso. Moza è il potere, dissimulato e mascherato da progresso. È regina, sì — ma di un gioco sporco, scintillante e silenzioso. Il Qatar ha trovato in lei il volto perfetto da mostrare al mondo, mentre dietro il sipario si agitano interessi torbidi.

Altro che «visionaria dell’educazione»: Moza è il capolavoro del marketing autoritario. Con grazia letale. E ferocia silenziosa.


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