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Moshe Dayan (1915–1981)

Setteottobre

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Moshe Dayan (1915–1981)

Chi è

Generale, politico, archetipo del combattente israeliano: l’uomo con la benda nera sull’occhio, simbolo di audacia e pragmatismo. Nato in un kibbutz della Galilea, cresciuto in un Palestina ancora sotto Mandato britannico, fu tra i primi membri della Haganah. Ferito in battaglia in Siria nel 1941, perse l’occhio sinistro: la benda divenne il suo segno di riconoscimento in tutto il mondo.

Percorso

Comandante durante la guerra del 1948, guidò operazioni decisive nel settore centrale e in seguito comandò il fronte di Gerusalemme. Negli anni Cinquanta fu Capo di Stato Maggiore dell’IDF, modernizzando l’esercito e imprimendogli la dottrina della “difesa offensiva”: colpire per primi, colpire duramente, e poi negoziare. Ministro della Difesa nel 1967, orchestrò la fulminea vittoria della Guerra dei Sei Giorni, consolidando il mito personale e nazionale. Tornò al governo con Golda Meir e fu travolto, come lei, dallo shock della guerra del Kippur del 1973. Negli ultimi anni sostenne gli Accordi di Camp David e la pace con l’Egitto.

Profilo

Carismatico, spregiudicato, poco incline alla diplomazia, Dayan univa l’istinto del comandante al gusto per il rischio politico. Era capace di decisioni fulminee e di autocritiche taglienti. Amato dai soldati, temuto dai colleghi, restò fino alla fine una figura irregolare, sospesa fra mito e colpa.

Perché conta

Moshe Dayan rappresenta la fase eroica e contraddittoria d’Israele: il coraggio della sopravvivenza, la fiducia assoluta nell’azione, e il tormento di chi sa che la forza non basta mai a garantire la pace.


Moshe Dayan (1915–1981)