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Menachem Begin (1913–1992)

Setteottobre

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Menachem Begin (1913–1992)

Chi è

Leader del revisionismo sionista, capo dell’Irgun, oppositore storico del laburismo e sesto primo ministro d’Israele (1977–1983). Figura aspra, idealista, carismatica: dal clandestino ricercato dai britannici al firmatario del primo trattato di pace con un Paese arabo.

Percorso

Nato a Brest-Litovsk, in Polonia, fu educato nel movimento giovanile Betar ispirato a Jabotinsky. Dopo l’invasione sovietica fu arrestato dal NKVD, braccio operativo del terrore staliniano, e deportato; liberato nel 1941, raggiunse la Palestina e assunse la guida dell’Irgun, l’organizzazione armata revisionista che combatteva sia contro gli arabi sia contro il Mandato britannico. Dopo l’indipendenza, entrò in politica con il partito Herut, radice dell’attuale Likud. Passò trent’anni all’opposizione, finché nel 1977 vinse le elezioni, rompendo il monopolio laburista.

Monenti chiave

Nel 1979 firmò con Anwar Sadat il trattato di pace israelo-egiziano, mediato da Jimmy Carter a Camp David: restituzione del Sinai in cambio di pace e riconoscimento. Premio Nobel per la Pace, insieme a Sadat, nel 1978. Nel 1981 autorizzò il bombardamento del reattore nucleare iracheno di Osirak; l’anno seguente, l’invasione del Libano per colpire l’OLP. Lo shock della guerra e la morte della moglie lo spinsero a ritirarsi dalla vita pubblica nel 1983.

Profilo

Uomo di principi inflessibili e sensibilità profonda, mescolava fervore biblico, dolore personale e senso della storia. I suoi discorsi erano solenni, a tratti profetici; il suo populismo aveva radici morali più che demagogiche.

Perché conta

Con Begin, la destra revisionista arrivò al potere e Israele scoprì una nuova sintesi tra sicurezza, identità e pace. È la prova che anche i duri, talvolta, sanno firmare la pace meglio dei moderati.


Menachem Begin (1913–1992)