I turchi vogliono arrestare Bibi Netanyahu. E già che ci sono, anche qualche ministro del suo governo. Sempre in bilico — si fa per dire — tra Russia e Occidente, tra NATO e nostalgie ottomane, tra la mano che stringe e quella che colpisce, Ankara si inventa paladina della giustizia universale.
È un talento raro: reprimere giornalisti, oppositori e curdi con un’efficienza da manuale, e intanto brandire i diritti umani come un trofeo. Sua Altezza Erdogan, il ras del Bosforo, l’uomo che non ammette ombre né critiche, trova così il modo di ricordare al mondo che la coerenza è sopravvalutata. Si può essere autocrati in casa e giudici all’estero: basta un microfono, un mandato e un po’ di indignazione selettiva. Ma questa fissazione per Israele, più che politica, è clinica.
Non ce l’hanno solo con il governo di Gerusalemme, ce l’hanno con gli israeliani in quanto tali. È un’ossessione più fastidiosa di una polmonite. E come tutte le infezioni mal curate, finisce che uccide chi ce l’ha, non chi gli sta vicino.
Mamma li turchi!
Mamma li turchi!
/span>

