C’è un libro che tutti citano e quasi nessuno ha letto.
Un libro breve, lucido, politico. Scritto nel 1896 da un giornalista viennese, Theodor Herzl, che comprese prima degli altri che la questione ebraica non era né sociale né religiosa, ma politica. E che come tale doveva essere affrontata, a livello mondiale.
Quel libro è Lo Stato degli ebrei – oggi finalmente ripubblicato in una nuova traduzione fedele, chiara e moderna.
“Noi siamo un popolo, un unico popolo.”
(Theodor Herzl, Lo Stato degli ebrei)
Scrive Herzl: “Abbiamo cercato ovunque e con tutta onestà di integraci nelle società in cui ci trovavamo, mantenendo unicamente la fede dei nostri padri. Non ci è stato permesso.”
Parole scritte oltre un secolo fa. Che oggi, dopo il 7 ottobre, tornano a bruciare.
Parlare di sionismo oggi è urgente, necessario, persino rivoluzionario.
Significa liberare una parola – sionismo – dalla retorica dell’odio e restituirla al suo significato originale: un progetto democratico di autodeterminazione nazionale.
Herzl non sognava un’etnia dominante o uno Stato religioso.
Sognava – e progettava – un luogo dove vivere liberi. Un modello di Stato moderno, laico, pluralista, ispirato ai valori delle democrazie occidentali.
Questa nuova edizione – curata da SeferOttobre, con la traduzione di Daniele Scalise – è ora disponibile in formato ebook e print-on-demand.