Due anni sono trascorsi da quel 7 ottobre del 2023 quando migliaia di miliziani di Hamas attraversarono la barriera di sicurezza tra Gaza e Israele per ammazzare uomini, donne e bambini sorpresi all’alba della festa ebraica di Simchat Torah. Quel giorno gli ebrei si sentirono preda del tragico destino cui erano sfuggiti costruendo nel cuore del Medio Oriente lo Stato dalla Stella di David.
La strage avvenne quando sembrava possibile la storica apertura delle relazioni diplomatiche fra Israele e Arabia Saudita che l’Iran intendeva impedire. La risposta militare di Israele fu inevitabile per garantire la sicurezza delle popolazioni al confine con Gaza, per non offrire segnali di debolezza ai tanti nemici esterni il cui unico obiettivo è eliminare la presenza degli ebrei dalla regione. Hamas si nascondeva nella profondità dei tunnel, senza uniformi, tra una fitta popolazione civile che serviva da scudo.
La striscia di Gaza è la sola microarea del mondo in cui una popolazione non ha possibilità di scappare o nascondersi. Il numero crescente delle vittime civili e di bambini, il succedersi di spostamenti forzati di una popolazione estenuata hanno “travalicato il confine della tollerabilità” delle coscienze di donne e uomini nel mondo intero. Nel volgere di pochi mesi la vittima di uno spietato pogrom è diventato l’aggressore e il popolo sopravvissuto alla Shoah si è ritrovato accusato di genocidio. Una “maledetta inversione della colpa” che ha condannato lo Stato ebraico ad un isolamento angoscioso: era l’obiettivo di Sinwar, il capo di Hamas.
Destino d’Israele è stato di vivere “con la spada sguainata” diceva Levi Eshkol, primo ministro israeliano durante la guerra dei Sei giorni. E tuttavia la sensazione di una vulnerabilità strategica non ha mai abbandonato Israele. La carneficina dei civili ebrei il 7 ottobre ha drammaticamente accresciuto questa sensazione.
Con il piano annunciato a fine settembre da Donald Trump per la prima volta si adotta un approccio multilaterale nell’affrontare la drammatica vicenda del conflitto tra Israele e palestinesi. Non è più solo una questione tra Israele e Hamas, diventa una questione con vari attori, le Nazioni Unite, i Paesi arabi, gli Stati Uniti, l’Unione europea. Il piano prevede un cessate il fuoco immediato, uno scambio di prigionieri con il rilascio degli ostaggi, il disarmo di Hamas, un governo transitorio sotto supervisione internazionale, un programma di ricostruzione e aiuti affidato alle Nazioni Unite, riconosce il ruolo di una Autorità Palestinese riformata per liberarla da ombre ed errori che hanno segnato la sua storia.
Il piano ha ricevuto un sostegno unanime da parte dei leader europei e soprattutto dei paesi arabi e musulmani che saranno protagonisti insieme ai palestinesi della costruzione della nuova Gaza. L’impresa è ardua: Hamas prende tempo, l’estremismo fanatico in Israele sembra non voler mollare, permangono ambiguità e riserve da parte di Netanyahu. Il piano, tuttavia, è il punto più vicino non soltanto a fermare la guerra ma anche all’idea di una Striscia senza Hamas.
Muovere nella direzione indicata dal piano renderebbe possibile la sconfitta dei nemici dei palestinesi e degli israeliani: gli estremisti che condizionano il governo israeliano e Hamas che ha trasformato Gaza in una fortezza del terrorismo. In questi giorni difficili si succedono manifestazioni contro “il genocidio” israeliano a danno dei palestinesi. Conosco gli errori e le colpe dei gruppi dirigenti israeliani che si sono succeduti nel corso degli anni.
Occorre tuttavia dire ai giovani che manifestano, che rifiutano l’indifferenza di fronte alle sofferenze di un popolo, che il 7 ottobre di due anni fa Hamas ha scatenato una guerra contro lo Stato ebraico non in nome di “Due popoli, due Stati”. Hamas non ha alcun interesse che prenda gradualmente forma uno Stato palestinese che riconosca Israele e non ne insidi la sicurezza, Hamas mira al rovesciamento di Israele e alla conquista dell’intera Palestina. Vuole far sparire lo Stato ebraico dalla carta geografica del Medio Oriente. È questo il genocidio! Obiettivo mai nascosta da Hamas. Per realizzare il quale si è lungamente preparato. Verrà il momento in cui si dirà la verità ai giovani?
L’inversione della colpa
L’inversione della colpa