Home > Attualità > Lingua e colonialismo

Lingua e colonialismo

Scialom Bahbout

Tempo di Lettura: 3 min

Una delle eredità che lascia una potenza colonizzatrice nel paese conquistato è la diffusione della propria lingua nel paese che ha invaso: la lingua del colonizzatore diventa la lingua che viene imposta nella vita amministrativa (e non solo) del paese. Quando eravamo in Libia in pratica la lingua usata era quella dell’amministrazione italiana: ricordo che nelle scuole italiane non si imparava per niente l’arabo che era la lingua usata nella vita di tutti giorni da molti. In maniera ancora più ampia è successo ad esempio nei paesi conquistati dalla Gran Bretagna e dalla Francia. La lingua inglese viene usata in tutti i paesi del Commonwealth: ancora oggi resiste l’influenza britannica in vari modi. La visita dei reali britannici è cosa consueta. In molti paesi africani o in alcuni paesi del Medio Oriente il francese è una lingua molto apprezzata. Altre lingue introdotte dai paesi colonialisti sono lo spagnolo e il portoghese nell’America latina. L’arabo si è imposto come lingua coloniale in molti paesi dell’Asia e dell’Africa, quando Maometto – vissuto in Arabia tra La Mecca e Medina – ha colonizzato molti paesi imponendo la legge islamica. Non fa eccezione la popolazione araba della Palestina dove si insediarono persone provenienti dall’Egitto, dalla Siria, reduci dai lavori per il canale di Suez, nonché discendenti di ebrei costretti ad abbracciare l’Islamismo che erano rimasti in quella terra. Quindi gli arabi che abitavano quella che Adriano chiamò Palestina per cancellarne l’identità ebraica come Giudea (il nome che compare nelle monete romane) erano parte dei colonizzatori. La storia della Terra Santa è molto complessa e soprattutto gli abitanti che la conquistarono e la abitarono per primi sono stati gli ebrei: gli arabi nelle varie epoche la conquistarono e la colonizzarono. La presenza ebraica in Terra Santa non è mai venuta meno: come risulta dal salmo 137, la nostalgia per il ritorno a Gerusalemme risale alla distruzione della città da parte di Nabucodonosor nel 586 AEV.

Se la lingua è un segno della colonizzazione, ciò che è certo è che gli ebrei hanno occupato solo la terra d’Israele che era stata loro destinata. Quando i crociati che andavano a conquistare il Santo sepolcro per toglierlo dalle mani dei musulmani, passarono sotto la finestra della sua casa in Renania, Rashi, il più importante commentatore della Torà, scrisse come commento al primo versetto della Bibbia che comunque quella terra era stata destinata agli ebrei e che altri popoli non l’avrebbero potuta conquistata per sempre.