Per anni, la Siria è stata l’epicentro del commercio globale di Captagon – un traffico da miliardi di dollari che ha sostenuto il regime di Assad e alimentato la dipendenza in tutto il Medio Oriente. Finanziata dalla leadership khomeinista iraniana, la Siria è diventata il principale fornitore di una droga usata per foraggiare milizie, corrompere reti e finanziare guerre per procura.
Il regime di Damasco ha sfruttato l’alta domanda regionale, producendo pillole a basso costo e incassando cifre stimate tra i 5 e i 57 miliardi di dollari l’anno – molto più delle esportazioni legali siriane. A gestire tutto era la Divisione Corazzata n. 4, comandata da Maher al-Assad, fratello del presidente, signore della guerra e leader di un’economia parallela fondata sul narcotraffico. Al suo fianco, Hezbollah garantiva il transito del Captagon attraverso la Valle della Bekaa. Figure come Hassan Daqqou, il «Re del Captagon», operavano con la complicità del regime.
Con il crollo del potere di Assad nel 2024, i laboratori clandestini sono stati scoperti e in parte smantellati. Ma la produzione non si è fermata: si è solo spostata.
Oggi lo Yemen controllato dagli Houthi è il nuovo hub. I Guardiani della Rivoluzione (IRGC) iraniani forniscono know-how, precursori chimici e logistica. Le spedizioni, spesso camuffate da aiuti umanitari, attraversano i porti di Hodeidah e inondano la regione.
Gli Houthi, sempre più simili a Hezbollah, costruiscono un’economia di guerra fondata su racket, armi e droghe. Il Captagon diventa così strumento strategico: destabilizza le società, rende dipendenti i giovani, finanzia la jihad ibrida iraniana. Le pillole, marchiate Houthi, circolano già in Arabia Saudita, Oman ed Emirati. Le rotte del Mar Rosso hanno sostituito i corridoi terrestri.
Damasco ha fornito il modello: produzione industriale di droga, protetta dallo Stato e con immunità politica. Ora Sanaa ne raccoglie l’eredità. È l’Iran a progettare questo passaggio: da Damasco a Sanaa, i suoi proxy trasformano il narcotraffico in dottrina strategica. Il Captagon non è più solo una droga: è un’arma geopolitica, parte di una guerra senza dichiarazione.
Il prezzo lo pagano i popoli. Gli iraniani, impoveriti e oppressi. I giovani arabi, avvelenati. Le società del Golfo, minate. E il Mar Rosso, arteria commerciale, oggi corridoio per una guerra chimica mascherata da contrabbando.
Il capitolo siriano si chiude, ma nello Yemen è già iniziato il prossimo atto.
«L’impero del Captagon: dall’ombra di Assad alla guerra chimica degli Houthi» «L’impero del Captagon: dall’ombra di Assad alla guerra chimica degli Houthi» «L’impero del Captagon: dall’ombra di Assad alla guerra chimica degli Houthi»