Le imbarcazioni della Flotilla battono la bandiera di Hamas; a Madrid, la stessa bandiera sventola sulle barricate che bloccano la Vuelta di ciclismo; in tutte le piazze europee non c’è corteo di manifestanti, qualunque sia la causa, che non faccia sventolare i colori di Hamas.
Non è più solo il vessillo degli arabi palestinesi di Cisgiordania e Gaza: assieme alla kefiah — la sciarpa a scacchi bianchi e neri — quel tricolore bianco, verde e nero con la freccia rossa è diventato il simbolo della “resistenza” di Hamas nelle piazze dell’Occidente.
La propaganda pro-palestinese, giusta pena per una popolazione assediata dalle bombe israeliane e usata come scudo umano dai miliziani terroristi autori del pogrom del 7 ottobre 2023, è caduta in un tragico equivoco che potrebbe condizionare il futuro dello stesso Occidente.
Hamas è acronimo di tre parole che in arabo significano “movimento islamico di resistenza” e non “movimento di resistenza palestinese”. La maggior parte della popolazione araba palestinese di Gaza è, ancora una volta, solo lo strumento, più o meno consapevole, del fondamentalismo islamico sunnita, che ha come unico obiettivo l’eliminazione di Israele. Hamas, Al Qaida, Isis, Hezbollah, Houthi: il disegno è sempre lo stesso, il ritorno del grande Califfato.
La domanda è: i giovani che manifestano nelle piazze europee o nelle università statunitensi contro i valori dell’Occidente e del capitalismo condividono davvero quell’obiettivo? Davvero i giovani, e molti millennials, immaginano un’Islamizzazione della nostra società?
È in questo contesto confuso che ha ripreso vigore l’antisemitismo. È qui che l’ebreo israeliano, nemico di Gaza e di Hamas, diventa anche l’ebreo della diaspora, identificato come il nemico interno all’Occidente. La stessa accusa usata dal nazismo e dal fascismo nei primi anni ’40 per sterminare sei milioni di ebrei in Europa. Un’equazione micidiale che ha ritrovato estimatori e propagatori in tutta Europa.
Ma l’Occidente, figlio della Bibbia e non del Corano, sembra non accorgersi che, una volta eliminato il sabato degli ebrei, toccherà alla domenica cristiana soccombere.
Mentre le piazze si infuocano contro Israele e contro il massacro di civili voluto da Hamas, in tutta Europa si allungano i tentacoli dell’Islam. A Strasburgo, cuore politico del continente, è in costruzione la più grande moschea d’Europa.
Gli orrori del pogrom di ebrei compiuto da Hamas il 7 ottobre e la guerra al terrorismo a Gaza, per la liberazione degli ostaggi israeliani ancora nelle mani dell’Islam politico più fanatico, rischiano di essere una sorta di diversivo strategico. Mentre l’Occidente si divide sul conflitto mediorientale, l’Islam prosegue la sua marcia economica, culturale e religiosa nelle capitali d’Europa.
Intanto, i pozzi dell’antisemitismo sono già stati avvelenati.
L’equivoco di Hamas e l’allarme per l’Occidente
L’equivoco di Hamas e l’allarme per l’Occidente
L’equivoco di Hamas e l’allarme per l’Occidente