Intellettuale, editore, antifascista: una delle coscienze più limpide del Novecento italiano. Nato a Odessa, cresciuto a Torino, fu tra i fondatori della casa editrice Einaudi, dove riunì una generazione di giovani che avrebbe cambiato la cultura italiana.
Professore di letteratura russa, rifiutò il giuramento al fascismo e perse la cattedra. Arrestato, confinato, poi di nuovo in carcere, scelse di restare in Italia anche quando avrebbe potuto fuggire. Dirigeva la stampa clandestina di “Giustizia e Libertà” e preparava il futuro mentre intorno si consumava la guerra.
Torturato a Regina Coeli, morì nel 1944, a trentacinque anni. Non lasciò slogan, ma un esempio: la libertà non è un’idea astratta, è un modo di stare al mondo, anche quando costa la vita.
Leone Ginzburg (1909–1944)

