Chi è
Poetessa, traduttrice e intellettuale tra le più raffinate della letteratura israeliana. Nata a Königsberg e cresciuta in Lituania, portò nella lingua ebraica un tono europeo, introspettivo, colto e musicale. La sua poesia, insieme malinconica e limpida, fece dell’intimità un luogo di verità nazionale.
Percorso
Studiò a Berlino e Bonn, dove conseguì un dottorato in letterature semitiche e germaniche. Emigrò in Palestina nel 1935, entrò nei circoli letterari di Tel Aviv e Gerusalemme e lavorò come redattrice, critica e docente all’Università Ebraica. Tradusse in ebraico capolavori di Shakespeare, Tolstoj e Rilke, dando al pubblico israeliano un orizzonte culturale universale. Scrisse anche romanzi, libri per ragazzi e saggi, ma la sua voce poetica resta il suo lascito più duraturo.
Profilo
Goldberg scriveva in un ebraico di estrema eleganza: lacerato dalla nostalgia, ma lucido; personale, ma sempre ancorato al destino collettivo. Le sue poesie parlano d’amore, di solitudine, di memoria, e di un’identità fragile e fiera. In un’epoca di pionieri e retorica, lei scelse la misura, la malinconia, la parola esatta.
Perché conta
Lea Goldberg è la coscienza lirica d’Israele: la voce che insegnò al Paese a guardarsi dentro, a riconoscere la propria vulnerabilità come forma di bellezza. La sua eredità è una poesia che non urla, ma resta — come una luce accesa nel crepuscolo.
Lea Goldberg (1911–1970)

