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Le figlie d’Europa che muoiono di “onore”

Shira Navon

Tempo di Lettura: 3 min
Le figlie d’Europa che muoiono di “onore”

L’omicidio di Ryan al-Najjar nei Paesi Bassi non è solo un delitto brutale: è il campanello d’allarme di un fenomeno che l’Europa ha preferito ignorare per anni, temendo di pronunciare parole considerate scomode. Ryan, fotografata senza velo, innamorata di un uomo non approvato dalla famiglia, è stata assassinata dai suoi due fratelli su ordine del padre. Un delitto d’onore in piena regola, nel cuore di uno dei Paesi più progressisti del continente. Ma il suo caso non è un’eccezione: è un tassello di una mappa che si amplia di anno in anno.

Un briefing del Parlamento europeo del 2025 ha fotografato una verità che molti servizi sociali e forze dell’ordine conoscono da tempo: in diversi Paesi dell’Unione più della metà delle donne assassinate muore per mano del partner o di un familiare. Dentro questa categoria, quasi sempre nascosta sotto l’etichetta generica di “omicidio domestico”, si annidano anche i cosiddetti delitti d’onore, ancora poco riconosciuti e ancor meno denunciati. Il Daily Mail cita dati allarmanti: non episodi isolati, ma una tendenza strutturale.

In Germania, l’organizzazione Terre des Femmes ha documentato dodici omicidi d’onore in soli due anni, oltre a tentati omicidi e sparizioni dalle stesse caratteristiche. Nei Paesi Bassi, la polizia stima che almeno cinque donne ogni anno vivano sotto protezione per il rischio concreto di essere uccise da familiari. Rifugi e centri per minori in tutta Europa segnalano un aumento inquietante di richieste d’aiuto da parte di ragazze — alcune appena dieci anni — che temono di essere punite per come si vestono, per chi frequentano o per il rifiuto di matrimoni imposti.

E i casi concreti raccontano un’Europa che non ha saputo proteggere nemmeno chi chiedeva aiuto. In Italia, la giovane Saman Abbas — diciottenne — fu uccisa dopo essersi opposta al matrimonio con un cugino in Pakistan e aver scelto di vivere e amare in libertà. Le immagini delle telecamere la ritraggono mentre cammina di notte con i genitori: di lì a poco verrà strangolata e sepolta vicino alla casa di famiglia. Ergastolo ai genitori, condanne ai parenti. Ma Saman è morta, e il sistema che avrebbe dovuto proteggerla non c’era.

In Svezia, la ventenne Saga Porsgren Ellenborg, incinta, è stata strangolata dal compagno somalo che temeva la “vergogna” della gravidanza. Anche qui, ergastolo. Ma la domanda è sempre la stessa: chi l’ha difesa prima che fosse troppo tardi?

La Germania conosce bene la lunga lista di vittime. Larib Khan fu uccisa nel 2015 dal padre, davanti alla madre, perché innamorata — secondo la famiglia — dell’uomo sbagliato. Un anno dopo, Shilab Hassan fu freddata a colpi d’arma da fuoco per essersi opposta al matrimonio forzato con il cugino. E l’elenco si allunga, arrivando fino al Belgio, alla Danimarca, ad altri Paesi che archiviano i casi come semplice violenza domestica per non affrontare la questione culturale che li attraversa.


Le figlie d’Europa che muoiono di “onore”
Le figlie d’Europa che muoiono di “onore”