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L’America Latina tra antisemitismo e terrorismo: il caso positivo dell’Ecuador

Costantino Pistilli

Tempo di Lettura: 3 min
L’America Latina tra antisemitismo e terrorismo: il caso positivo dell’Ecuador

L’America Latina ospita una delle più grandi comunità ebraiche al mondo, con circa 200.000 ebrei in Argentina, la più numerosa della regione, e tra 120.000 e 130.000 in Brasile. In totale, la regione conta circa 450.000 ebrei, una delle cifre più alte al mondo. Dopo il criminale attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023, gli episodi antisemiti sono aumentati in maniera significativa. In Brasile gli attacchi sono cresciuti di quasi il 1.000%, scrivono in un editoriale sul Jewish Journal Eduardo Kohn, direttore degli Affari Latinoamericani del B’nai B’rith, e Adriana Camisar, consigliere speciale per gli Affari Latinoamericani e delle Nazioni Unite. Università, piattaforme social, organi di informazione e persino organizzazioni internazionali hanno mostrato una preoccupante tolleranza verso la retorica antisemita mascherata da “causa legittima”. Sinagoghe vengono attaccate, studenti ebrei minacciati, aziende vandalizzate con simboli nazisti.

Argentina e Uruguay hanno registrato un incremento di contenuti antisemiti su piattaforme come Facebook e X, e quasi tutti i paesi della regione hanno visto crescere l’odio verso gli ebrei. Alcuni governi hanno contribuito a questo clima: in Colombia, il presidente Gustavo Petro ha paragonato Gaza ad Auschwitz, accusando Israele di comportarsi come i nazisti, rompendo le relazioni diplomatiche e allineando il Paese con Hamas e l’Iran.

In Brasile, Lula da Silva ha definito le azioni di Israele un “nuovo Olocausto”, provocando il congelamento delle relazioni diplomatiche. In Venezuela, Nicolás Maduro ha difeso apertamente Hamas e si è schierato con il Sudafrica presso la Corte Internazionale di Giustizia contro Israele. In Cile, Gabriel Boric ha accusato Israele di compiere “pulizia etnica” a Gaza. In Bolivia, Luis Arce ha interrotto le relazioni diplomatiche definendo le azioni israeliane “crimini contro l’umanità”. Nicaragua e Cuba hanno espresso solidarietà ad Hamas, contribuendo a un clima ostile per le comunità ebraiche. Intanto l’Iran continua a finanziare operazioni contro Israele e contro gli ebrei nella regione, mentre Russia e Cina sostengono vari regimi latinoamericani, rafforzando un ecosistema di sorveglianza e repressione sempre più sofisticato, utile a implementare tattiche di penetrazione geostrategica.

L’America Latina si prepara a un ciclo elettorale denso e delicato: tra il 2025 e l’autunno del 2026 sette Paesi saranno chiamati a eleggere il presidente, e in ciascuno il voto avrà conseguenze decisive non solo sul governo, ma anche sulla stabilità istituzionale e sociale, nel “backyard” latino di Washington.

In questo quadro, almeno una notizia positiva arriva dall’Ecuador. Il presidente Daniel Noboa ha firmato il decreto esecutivo n. 128, con cui Hamas, Hezbollah e il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche dell’Iran vengono ufficialmente designati come organizzazioni terroristiche. Nel documento si afferma che tali gruppi rappresentano un rischio per la popolazione, l’ordine costituzionale e l’integrità dello Stato.

Il provvedimento affida al Centro nazionale di intelligence il compito di analizzare l’eventuale presenza o influenza di queste organizzazioni, verificare possibili collegamenti con gruppi armati locali e stabilire forme di cooperazione con agenzie internazionali qualora vengano individuate minacce. Questa scelta si colloca in un contesto regionale segnato dall’attività di reti criminali transnazionali come il Tren de Aragua o il Cartello de los Soles, capaci di muoversi oltre i confini e infiltrarsi nelle istituzioni.

Per le comunità ebraiche, sempre più esposte a un antisemitismo organizzato, il decreto di Quito non elimina i rischi, ma rappresenta almeno un segnale: in mezzo a instabilità politica e pressioni esterne, esistono governi disposti a rafforzare gli strumenti di difesa e cooperazione, fuori dall’Asse del Male.


L’America Latina tra antisemitismo e terrorismo: il caso positivo dell’Ecuador
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