La sinistra – sia pure con diverse sfumature all’interno della sua costellazione – si rende conto che in Italia, col pretesto della solidarietà ai palestinesi, che poi non si distingue sempre dalla vicinanza ad Hamas, si sta instaurando un regime di fatto che ci riporta al clima delle leggi razziali del 1938? È vero, ci si nasconde dietro lo schermo di Israele, del suo governo e del suo premier, dell’antisionismo e quant’altro. Solo che poi sono gli ebrei a essere presi di mira nelle università, nelle professioni, nei locali pubblici, tanto da aver persuaso questi nostri concittadini a non esibire simboli della loro religione e a festeggiare le loro ricorrenze con modalità assolutamente private e presidiate dalle autorità.
Nei dibattiti – quando vengono permessi dalle guardie della rivoluzione – è ammessa soltanto la versione del genocidio; non sono consentiti argomenti che tengano conto della complessità di quel conflitto e delle ragioni di Israele. E non è nemmeno sufficiente dissentire dalle politiche del governo di Benjamin Netanyahu o vivere a migliaia di km da Israele, perché comunque anche nella diaspora gli ebrei sono chiamati a rispondere in quanto tali.
Nei giorni scorsi si è assistito a un salto di qualità in senso negativo, che ha ricordato quando gli ebrei furono espulsi dal Partito Nazionale Fascista (PNF) a causa delle leggi razziali del 1938, che stabilirono l’espulsione degli ebrei dalla vita pubblica italiana, inclusa l’iscrizione al partito. Le leggi razziali del 1938 comportarono il divieto per gli ebrei di aderire al PNF, di ricoprire cariche pubbliche, di insegnare e di svolgere altre professioni.
A Bergamo, i giovani del Pd hanno praticamente disconosciuto l’associazione Sinistra per Israele, di cui è presidente Emanuele Fiano e segretario Piero Fassino, due nomi pesanti e autorevoli nella breve storia dem e in quella lunga della sinistra italiana.
I fatti. L’associazione Italia-Israele di Bergamo aveva organizzato un’iniziativa dal titolo «La pace è possibile?». L’ospite principale della serata era proprio Fiano. I Giovani dem bergamaschi hanno contrapposto una manifestazione «autonoma» per ribadire che «la comunità democratica non può e non vuole essere assimilata alle posizioni di pochi, che è per una pace giusta e che si schiera senza se e senza ma con gli oppressi». L’iniziativa, chiamata Sinistra contro l’Apartheid, si è concretizzata in una protesta contro l’associazione Sinistra per Israele e lo stesso Emanuele Fiano, reduce da una contestazione all’Università Ca’ Foscari di Venezia e appartenente a una famiglia sterminata ad Auschwitz, con un solo superstite: il padre Nedo, nobile figura nella lotta contro l’antisemitismo nell’Italia democratica.
Le motivazioni del gesto di questi rampolli del Pd del futuro sono impressionanti. «La sinistra – hanno scritto in un comunicato – non può dialogare con “sionisti moderati”, ma deve farlo con “gli antifascisti e antisionisti”». Le opinioni di Fiano, aggiungono i Giovani dem bergamaschi, sono «legittime», ma «rivendichiamo il diritto e il dovere di chiarire che non parla a nome nostro, né come sinistra né come Giovani democratici, e crediamo neanche come Partito democratico».
Perché tanta sicumera? «La nostra posizione è netta» ed è alla base della protesta “casalinga” dei Giovani democratici di Bergamo, che hanno annunciato la contestazione di ieri. «Pur ritenendo indispensabile dialogare con quella componente della società israeliana che oggi si oppone al genocidio, alle politiche di Apartheid e al progetto colonialista che è genesi della tragedia palestinese, non si può negare l’evidenza che l’Israele di oggi esprime in maggioranza un sostegno popolare alle azioni dell’esercito e alla violenza esercitata sui palestinesi».
È appena il caso di notare, sgomenti, la sequela di parole in libertà che sono le stesse dei cortei pro-Hamas più violenti. A costoro ha risposto Piero Fassino, giudicando la vicenda ancor più dolorosa perché proveniente da alcune schiere dei Giovani democratici: «Una brutta pagina di intolleranza e ignoranza che avremmo voluto non vedere».
Giorgio Gori, già sindaco di Bergamo, ha commentato l’intemerata giovanile ricordando che le posizioni di Sinistra per Israele hanno «piena cittadinanza nel Partito democratico, che da sempre sostiene la prospettiva dei due popoli e due Stati».
Si vede però che nel Pd, a proposito della questione di Gaza, vi sono compagni più uguali degli altri. Non risultano prese di posizione dei vertici nazionali dei Giovani democratici o del partito che stigmatizzino questa scelta. Del resto, anche Elly Schlein fu molto vaga nell’esprimere solidarietà a Fiano dopo le contestazioni di Venezia. Ma non è un bel segnale che episodi di intolleranza di questo tipo passino sotto silenzio e che i militanti dem di cultura ebraica siano solo tollerati nel partito, anche quando ne condividano la linea ufficiale.
La sinistra e il nuovo 1938: il caso Fiano a Bergamo
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