Forse il nome non vi dirà niente, ma Yahia Sarri è un esponente di spicco dell’universo pro-Hamas. Nel gennaio 2024 ha incontrato ufficialmente a Gaza Basem Naim, capo del Dipartimento per le Relazioni Internazionali di Hamas, aprendo la strada alla sua collaborazione con due campagne che allora erano ben lontane dall’essere note. Il loro titolo, scritto a pennarello sulla cartellina che le riguardava, era: March to Gaza e Global Sumud Flotilla. Ecco da quali menti, quali cabine di regia è nata la Flotilla. Sarri è considerato un facilitatore politico e mediatico, in contatto con i Fratelli Musulmani in Algeria e con diversi attivisti occidentali che si presentano come “umanitari”.
Dietro la narrazione “umanitaria” del March to Gaza e della Global Sumud Flotilla emergono d’altronde legami precisi con Hamas, la Jihad Islamica Palestinese e altri gruppi inseriti nelle liste internazionali delle organizzazioni terroristiche. Documenti e immagini mostrano un intreccio di attivisti, ONG e reti politiche che, pur presentandosi come iniziative civili, hanno rapporti consolidati con la galassia dell’islamismo radicale. Nel gennaio 2024 Sarri, figura centrale della mobilitazione pro-Palestina, ha incontrato ufficialmente a Gaza Basem Naim, capo del Dipartimento per le Relazioni Internazionali di Hamas. Proprio questo incontro ha aperto la strada alla sua collaborazione con le campagne che avrebbero sostenuto Hamas, come dicevamo: March to Gaza e Global Sumud Flotilla. Un ruolo cruciale è quello di Saif Abuakeshk, che funge da snodo tra Sarri, i Fratelli Musulmani in Algeria, Hamas e gli attivisti occidentali presentati come “umanitari”. Non è un caso isolato: diversi membri del comitato direttivo della Flotilla hanno partecipato a incontri con rappresentanti di Hamas e della Jihad Islamica Palestinese, entrambe organizzazioni designate come terroristiche dagli Stati Uniti.
Tra i protagonisti emerge il malese Muhammad Nadir al-Nuri, nato nel 1987 in Scozia e fondatore di Cinta Gaza Malaysia. Sotto la sua guida l’ONG ha finanziato progetti direttamente legati ad entità affiliate a Hamas, come la costruzione di un edificio per l’Ufficio per lo Sviluppo Sociale. Durante la cerimonia inaugurale al-Nuri è stato immortalato accanto a Ghazi Hamad, dirigente del bureau politico di Hamas, lo stesso che ha dichiarato che il riconoscimento di uno Stato palestinese da parte di Paesi occidentali rappresenta “il frutto” dell’attacco del 7 ottobre 2023. Anche l’algerino Marouan Ben Guettaia, attivista del Soumoud Convoy, è legato a questa rete: intrattiene rapporti personali con Sarri ed è stato documentato in incontri con Youssef Hamdan, rappresentante ufficiale di Hamas in Algeria, risultando tra gli organizzatori delle marce verso Rafah e parte attiva nelle mobilitazioni della Flotilla.
Un altro nome è quello di Wael Nawar, membro del comitato direttivo della Flotilla ed ex coordinatore e portavoce del Soumoud Convoy. Le fotografie lo ritraggono più volte accanto a dirigenti di Hamas, del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e della Jihad Islamica. Nel giugno 2025, ad Algeri, è stato visto al fianco di Youssef Hamdan, mentre a febbraio dello stesso anno aveva partecipato ai funerali di Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah ucciso in un raid israeliano, occasione in cui è stato ritratto con Ihsan Attaya, alto dirigente della Jihad Islamica.
Non si tratta dunque di attivisti neutrali o di volontari per la pace, ma di figure che, come ha sottolineato Amichai Chikli, ministro israeliano per gli Affari della Diaspora e la Lotta all’Antisemitismo, «non sono attori umanitari neutrali: le loro affiliazioni rivelano un fronte ideologico e operativo coordinato, che sfrutta il linguaggio umanitario per far avanzare gli obiettivi di organizzazioni terroristiche designate». Dietro le bandiere bianche e verdi della Flotilla si cela un mosaico di interessi e alleanze che poco hanno a che vedere con la solidarietà e molto con la strategia di Hamas e dei suoi alleati. La retorica dell’umanitarismo diventa così un’arma politica, brandita contro Israele ma capace di destabilizzare lo stesso Occidente che oggi la tollera nelle sue piazze e nei suoi campus.
La rete oscura dietro la Flotilla: attivisti, fondi e contatti diretti con Hamas
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