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La perseveranza contro l’odio

Stefano Parisi

Tempo di Lettura: 4 min
È ancora 7 ottobre

La casa editrice Giuntina ha avviato la pubblicazione in italiano della raccolta dei saggi sulla Torà di Rav Jonathan Sacks, Alleanza e conversazione. Sono già disponibili i volumi dedicati alla Genesi e all’Esodo. Si tratta di testi di straordinario interesse, nei quali Sacks spiega le basi della cultura ebraica fondendole con i valori delle democrazie occidentali e mettendole in dialogo con la modernità.

Non è mia intenzione recensire un’opera di tale portata, ma c’è un saggio del volume sulla Genesi che aiuta a comprendere a fondo le radici dell’antisemitismo e l’atteggiamento necessario per combatterlo: Il coraggio della perseveranza. Per sfuggire alla carestia, Isacco si trasferisce a Ghear, la città dei Filistei governata da Avimelek. Inizia a coltivare la terra, ottiene raccolti straordinari, diventa ricco, e Avimelek lo caccia perché divenuto troppo potente. Isacco si sposta nella piana di Ghear, scava pozzi e trova acqua: i Filistei rivendicano la proprietà e lo costringono a migrare ancora, a scavare altrove, a ricominciare.

Il libro della Genesi, in questo passo, illumina l’origine antica dell’antisemitismo. Jonathan Sacks riprende le parole di Robert Wistrich: l’antisemitismo è «l’odio più duraturo del mondo». Conserva le stesse radici, le stesse motivazioni. «Gli ebrei sono così potenti da dover essere temuti, ma allo stesso tempo così impotenti da poter essere attaccati senza timore».

Sacks sottolinea la natura autodistruttiva dell’odio. I Filistei non chiedono a Isacco di insegnare loro a trovare l’acqua: lo cacciano e, per non averne beneficio, chiudono i pozzi riempiendoli di terra. «L’odio, più ancora di quanto distrugga l’odiato, distrugge l’odiatore».

È esattamente ciò che vediamo oggi in Occidente. Le università che interrompono le relazioni scientifiche con Israele danneggiano sé stesse più che Israele. Rinunciare a collaborare con uno dei Paesi più prolifici al mondo sul piano dell’innovazione è un suicidio per il nostro sistema scientifico.

I movimenti per i diritti delle donne e degli LGBTQ che manifestano per cacciare gli israeliani dalla loro terra ignorano che nei regimi islamisti che invocano, le donne sarebbero sottomesse e gli omosessuali perseguitati.
I medici che propongono il boicottaggio dei farmaci israeliani privano il sistema sanitario nazionale di cure che, in alcuni casi, sono insostituibili.
I pro-Pal che devastano le sedi dei giornali e minacciano la libertà di stampa combattono per un regime autoritario che toglierebbe loro perfino il diritto di manifestare.

E quei sindaci “democratici” che hanno onorato chi promuove l’odio verso gli ebrei, e che oggi si scoprono incredibilmente spiazzati dall’orribile piega che l’antisemitismo ha preso in Italia, hanno danneggiato sé stessi e la loro città, seminando fra i propri elettori i semi di un futuro illiberale che toglierebbe loro qualunque agibilità politica.

Infine, quanto dolore e quanta morte hanno provocato e provocano ancora — a sé stessi, al loro popolo, alle loro famiglie — gli arabi che, per decenni, hanno rifiutato e rifiutano la spartizione proposta nel 1948? Quanto benessere avrebbe portato la pacifica coesistenza di due popoli in due Stati, in cooperazione economica e sociale?

Come combattere un odio atavico, così profondo e cieco? Gli ebrei hanno resistito con la perseveranza. Isacco insiste: riprova, si sposta, scava altri pozzi. Non si arrende. Gli israeliani continuano a combattere e, nonostante tutto, a sognare una vita di pace e amore. Pur vivendo il rischio quotidiano della sopravvivenza, pur combattendo al fronte contro un nemico acerrimo, tornano a casa, lavorano, fanno figli — molti più di quanti ne facciamo noi europei — e credono nel futuro e nella forza della loro democrazia.

Anche noi, che combattiamo contro l’antisemitismo e difendiamo la nostra libertà, dobbiamo perseverare. Dobbiamo uscire di casa, entrare nelle università, nelle scuole, nei palazzi delle istituzioni, nelle piazze; dobbiamo chiedere che tornino la libertà di parola, la voglia di confronto, il desiderio di verità. Dobbiamo rinascere dopo ogni dolore, respirare dopo ogni costrizione, continuare a scavare pozzi per trovare la vita che altri vorrebbero toglierci.


La perseveranza contro l’odio
La perseveranza contro l’odio