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⌥ La mela e i vermetti

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A qualcuno basta poco per sognare la rivoluzione: una vittoria a New York e si spalanca il paradiso delle illusioni. Dopo il trionfo del nuovo sindaco Mamdani, Elly Schlein squittisce di gioia: “Ha vinto contro i milionari che finanziavano i suoi avversari”. Non male, se non fosse che a sostenere la campagna del neosindaco c’era, tra gli altri, un certo George Soros — noto homeless del Bronx, campione di equità sociale e icona della finanza solidale.

Nel coro dei miracolati si è unito anche il Partito della Rifondazione Comunista, che con encomiabile tempismo ci informa che “La Mela è rossa” (seh, ciao bella! N.d.r.). Lo slogan suona come una poesia dell’asilo: la viola è viola, la rosa è rossa, il miele è dolce, e così sei tu. Nessuno sapeva che il PRC fosse ancora in vita: probabilmente nemmeno il PRC.

Non poteva mancare il Bonelli, che si affretta a rivendicare il copyright ideologico: “Il programma del sindaco è il nostro”. Ancora un poco e dirà che è stato lui a dettarglielo, magari mentre raccoglieva la plastica sulla spiaggia o piantava un albero al contrario.
Tutti vogliono un selfie con l’eroe del giorno. Ma l’effetto è quello dei ragazzini che, usciti dal cinema, si convincono di essere supereroi: un paio di pose davanti allo specchio, poi si consolano con un filmino porno sul cellulare. Intanto Soros sorride, la Schlein sogna, Bonelli si autocita e la Mela, per la cronaca, resta quella: piena di vermetti.


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