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La guerra dei droni: il nuovo fronte tra Israele ed Egitto

Costantino Pistilli

Tempo di Lettura: 4 min
La guerra dei droni: il nuovo fronte tra Israele ed Egitto

Mentre l’esercito statunitense fa volare droni di sorveglianza sulla Striscia di Gaza per monitorare il cessate il fuoco tra Israele e Hamas, Gerusalemme deve fronteggiare una crescente ondata di droni usati per il contrabbando di armi lungo il confine con l’Egitto.

Oded Ailam, ex capo della divisione antiterrorismo del Mossad, ha dichiarato al Jewish News Syndicate che “la portata del fenomeno è grave e costituisce una vera minaccia per la sicurezza nazionale”. Ha denunciato “l’impotenza della procura e del sistema giudiziario”, spiegando che, trattandosi di un fenomeno a cavallo tra criminalità e terrorismo, “non esiste un organismo unico incaricato di gestirlo: competenze disperse tra polizia, Shin Bet ed esercito”. Ailam ha criticato anche la scarsa cooperazione dell’intelligence egiziana, che “potrebbe fare molto di più”.

Le sue preoccupazioni trovano conferma in un’inchiesta di Ynet del 15 ottobre che ha ricostruito una sessione della commissione Esteri e Difesa della Knesset dedicata al fenomeno. È emerso che quasi 900 episodi di contrabbando con droni sono avvenuti dal Sinai negli ultimi tre mesi: 896 contro i 464 dello stesso periodo del 2024, un aumento che mostra come il problema stia sfuggendo di mano alle autorità.

Per arginare il fenomeno il ministro della Difesa Israel Katz ha ordinato alle Forze di difesa israeliane (IDF) di chiudere l’area lungo il confine con l’Egitto e di aggiornare le regole di ingaggio. Durante una riunione di emergenza del 5 novembre con i vertici delle forze armate, dello Shin Bet e del Consiglio di sicurezza nazionale, Katz ha autorizzato le IDF a dichiarare la zona come area militare chiusa e il fuoco contro chiunque vi entri per supportare operatori di droni o contrabbandieri: “Stiamo dichiarando guerra. Chi viola l’area proibita verrà attaccato”, ha detto. Katz e il capo dello Shin Bet, David Zini, hanno inoltre proposto di classificare formalmente il contrabbando tramite droni come minaccia terroristica, così da ampliare gli strumenti di intervento. Pur non essendo seguite dichiarazioni ufficiali da parte delle IDF, il messaggio politico è stato netto: i droni costituiscono parte della guerra a Gaza e armano i nemici di Israele.

Il fenomeno non è nuovo. Il 24 ottobre 2024 le IDF hanno abbattuto un drone proveniente dall’Egitto che trasportava otto pistole e caricatori; il mese successivo un altro velivolo carico di fucili e munizioni. Ma i numeri effettivi potrebbero essere ancora più alti. Ynet segnala quasi 900 casi solo nell’ultimo trimestre, con carichi che includono armi, droga e sigarette. Il governo egiziano non ha rilasciato commenti alle dichiarazioni di Katz.

Questi velivoli trasportano illegalmente droga e armi — mitragliatrici, fucili M16, kalashnikov — alcune destinate a gruppi terroristici in Giudea e Samaria. Il confine Israele-Egitto, 200 chilometri di terreno vulnerabile, registra nel 2024 dai 10 ai 15 episodi di contrabbando ogni notte. Durante la festività di Rosh Hashanah, 500 droni avrebbero attraversato il territorio israeliano in soli tre giorni.

Molti di questi velivoli non utilizzano GPS, rendendo difficili le contromisure. Possono trasportare armi, munizioni e attrezzature pesanti, coordinati da terra con veicoli tecnologici e visori notturni. Sono stati sequestrati droni capaci di sollevare fino a 70 kg, utilizzati anche per contrabbandare animali rari. Nonostante la costosa barriera di confine, droni a basso costo la superano senza sforzo.

Il sistema è gestito da famiglie della criminalità organizzata, alcune nel Sinai, altre in Israele. I droni partono vuoti da Israele e tornano carichi. I profitti sono enormi: quattro mitragliatrici MAG possono fruttare fino a 1 milione di shekel (circa 250.000 euro); 30 kg di droga anche di più. Le armi vengono persino affittate: un M16 costa circa 500 shekel al giorno (125 euro), una mitragliatrice circa 250.

Le armi finiscono a gruppi criminali e cellule con affiliazioni terroristiche, alimentando il cosiddetto crime-terror nexus. Il Rifman Institute stima oltre 100.000 armi illegali in circolazione nel Negev, oltre agli sciami di droni. A cosa serve un arsenale di queste dimensioni?


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