Home > Approfondimenti > La guerra dei dati: come Tsahal ha trasformato l’informazione in potenza militare

La guerra dei dati: come Tsahal ha trasformato l’informazione in potenza militare

Paolo Montesi

Tempo di Lettura: 3 min
La guerra dei dati: come Tsahal ha trasformato l’informazione in potenza militare

In Israele c’è una guerra silenziosa, fatta di flussi, sincronizzazioni, mappe digitali che si aggiornano in tempo reale. È la guerra che Tsahal, durante la campagna contro l’Iran, ha imparato a combattere con una consapevolezza nuova: l’informazione non è più solo un supporto al combattimento, è diventata essa stessa un’arma.

Per mesi l’esercito israeliano si è preparato all’integrazione di una nuova generazione di sistemi digitali sviluppati dall’unità Matzpen, il cuore tecnologico del comando e controllo militare. Non un semplice reparto informatico, ma una vera e propria software house militare, capace di tradurre l’enorme massa di dati operativi in decisioni rapide, coerenti, letali quando necessario. L’operazione Am Kol Lavi contro l’Iran è stata il primo vero banco di prova, e il risultato ha segnato un punto di svolta.

Colpire un nemico distante migliaia di chilometri, senza confini comuni e con un teatro operativo frammentato, ha imposto a Tsahal un salto di paradigma. Le piattaforme di Matzpen hanno collegato tra loro tutti i livelli della catena militare, dall’aeronautica allo Stato maggiore, creando un’unica immagine operativa condivisa. Non più sistemi isolati né compartimenti stagni, ma una visione unificata del campo di battaglia.

Tre strumenti sono stati decisivi. Lohem ha consentito la pianificazione e il controllo interforze delle operazioni, gestendo il banco dei bersagli e l’allocazione delle risorse. Maestro ha garantito una coordinazione totale, dal livello di brigata fino al capo di Stato maggiore, offrendo una trasparenza senza precedenti. Gantt-It ha centralizzato la gestione delle missioni, evitando sovrapposizioni e collisioni operative che, in un contesto ad alta intensità, possono diventare fatali.

Non si tratta di dettagli tecnici, ma di vite umane. Grazie alla visibilità offerta da questi sistemi, lo Stato maggiore ha individuato in tempo reale un’operazione mal coordinata e l’ha bloccata prima che producesse conseguenze irreversibili. Una decisione che, come ammettono apertamente gli ufficiali coinvolti, ha salvato vite sul campo.

Il cambiamento più radicale riguarda però il modo in cui l’intelligence viene gestita. Tutti i dati, inclusi quelli provenienti da droni e da mezzi di raccolta prima separati, sono stati convogliati in un unico ambiente operativo. Questo ha permesso di accelerare i processi decisionali, ridurre gli errori e sostituire incroci manuali lenti e imperfetti con una rappresentazione immediata e affidabile della realtà.

All’inizio del conflitto queste capacità erano riservate ai vertici. Poi, con l’evolversi della guerra, sono scese fino alle brigate combattenti. L’integrazione verticale, dal terreno al quartier generale, ha reso l’esercito più reattivo, più coerente, meno esposto agli imprevisti. In una parola: più moderno.

Ora Matzpen guarda già oltre. Nuovi strumenti sono in fase di sviluppo per sfruttare ancora meglio le risorse disponibili e preparare Tsahal alle guerre future. Perché una lezione è ormai chiara: nel conflitto contemporaneo, chi domina l’informazione domina il campo di battaglia. Un’arma invisibile, ma decisiva.


La guerra dei dati: come Tsahal ha trasformato l’informazione in potenza militare
La guerra dei dati: come Tsahal ha trasformato l’informazione in potenza militare