La Giordania è uno degli attori più sottovalutati del Medio Oriente, ma anche uno dei più cruciali. Monarchia senza petrolio, con risorse limitate e una posizione geografica esposta, regge da decenni un equilibrio regionale che, senza di lei, sarebbe molto più instabile.
Il ruolo centrale nasce dalla sua collocazione: confina con Israele, Cisgiordania, Siria, Iraq e Arabia Saudita. È un cuscinetto tra aree di conflitto permanente e uno snodo indispensabile per la sicurezza di Israele e del Golfo. Non a caso, nel 1994 ha firmato un trattato di pace con Israele che, come quello egiziano, è freddo ma strategico: cooperazione militare, intelligence, gestione dei confini. Senza Amman, la frontiera orientale di Israele sarebbe oggi una delle più vulnerabili.
La fragilità giordana è soprattutto interna. Più della metà della popolazione è di origine palestinese, l’economia è debole, la disoccupazione alta, le risorse idriche scarse. Il regime hashemita sopravvive grazie a un delicato equilibrio tra lealtà tribali, controllo politico e sostegno esterno, in primis di Stati Uniti ed Europa. Ogni scossa regionale si riflette immediatamente dentro il Paese.
La questione palestinese è il punto più sensibile. La Giordania custodisce un ruolo speciale sui luoghi santi musulmani di Gerusalemme, ma teme qualsiasi scenario che possa trasformarla in una “patria alternativa” per i palestinesi. Per questo mantiene una linea pubblicamente critica verso Israele, pur continuando a cooperare dietro le quinte. È una doppia postura necessaria alla sopravvivenza del regime.
Nonostante le tensioni, la Giordania resta un argine contro il caos: contro l’espansione iraniana, contro il jihadismo, contro il collasso degli Stati confinanti. Ma è un pilastro fragile, sostenuto più da necessità che da forza propria. Se Amman vacillasse, l’onda d’urto investirebbe Israele, i Territori palestinesi e l’intero equilibrio regionale.
È per questo che tutti, anche quando la criticano, hanno interesse che rimanga in piedi.
La Giordania come pilastro (fragile) della stabilità regionale

