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⌥ La festa ariana

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Roma, dicembre 2025. Festa in una casa della borghesia, champagne ghiacciato e una cascatella di sorrisi di maniera.

La padrona di casa aveva avvertito gli invitati che non ci sarebbero stati ebrei. Non per ostilità, per carità, ma per evitare conflitti visto che era prevista la partecipazione di persone apertamente pro Pal e lei voleva essere sicura che la una serata fosse serena. Così nasce una festa perfetta. Senza discussioni, senza attriti e senza ebrei.

Una festa ariana fatta con linguaggio morbido perché sia chiaro, avvisa la padrona, non è antisemitismo, è solo buon senso. Non è esclusione, è prudenza. Non è ideologia, è quieto vivere. È l’odio che non alza la voce e non sporca i tappeti. Quello che si presenta come neutralità, ma sceglie sempre da che parte stare. E sceglie l’assenza dell’ebreo come soluzione pratica.

Succede oggi, non nei libri di storia. Succede nei salotti, non nelle piazze. Oltre alla stupidità e all’universo, anche la nausea che si prova è infinita.


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