La fabbrica delle menzogne» – Come Hamas detta la linea ai media occidentali

«Chi controlla la storia, controlla il futuro»: Hamas lo ha capito benissimo. Ha costruito una macchina di manipolazione mediatica tanto sofisticata quanto efficiente, alimentata dalla complicità – consapevole – di molti media occidentali.

A denunciarlo è Matti Friedman, ex giornalista dell’Associated Press, che ha raccontato per anni il Medio Oriente. Non un polemista, ma un testimone diretto che oggi rompe il silenzio con un video potente. Racconta come Hamas controllava ogni narrazione: minacciava i giornalisti locali, decideva chi potesse entrare a Gaza, imponeva cosa fotografare – e cosa no. E il mondo intero si beveva tutto.

Hamas tira le fila, ma c’è un’intera rete di «volenterosi manipolati» – redazioni, reporter, direttori – che preferiscono l’indignazione facile alla verità scomoda. A Gaza, da anni, non si fa giornalismo: si mette in scena la propaganda. Ogni foto, ogni cifra, ogni «testimonianza» è approvata dal regime del terrore.

I numeri delle vittime? Manipolati. I civili diventano «bambini», i terroristi svaniscono. Le immagini? Spesso generate dall’intelligenza artificiale o da attori improvvisati. Ma i grandi media – «New York Times», «BBC», «CNN» – rilanciano tutto senza verifica. Senza dubbio. Senza vergogna.

Friedman racconta l’autocensura, le domande scritte da Hamas, le minacce ai colleghi. Denuncia un’informazione vigliacca, che si è arresa all’indignazione programmata. E nel frattempo, la sinistra radical chic, le ONG, gli atenei militanti, fanno da cassa di risonanza.

In questo teatro grottesco, la verità è un ostacolo, non un obiettivo. Hamas scrive la sceneggiatura, i media la recitano, il pubblico applaude. E poi ci si chiede perché il mondo va a rotoli.

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